mercoledì 1 maggio 2013


1 Maggio 2011 – 1 Maggio 2013: due con il Beato Giovanni Paolo II..Lo stupore continua

Quando, ad un anno dalla beatificazione, facevamo memoria dell’esperienza straordinaria vissuta il 1 Maggio 2011, mai avremmo pensato che, a distanza di dodici mesi, l’approvazione di un altro miracolo avrebbe in qualche modo alimentato le speranza di una prossima canonizzazione del Beato Giovanni Paolo II. Non sappiamo quando avrà luogo l’eccezionale evento, forse entro l’anno, forse tra due, non lo possiamo sapere, troppe sono le variabili, anche quelle a noi non note. Non importa.
Ci chiediamo: perché, a distanza di due soli anni dalla beatificazione, si parla già di una prossima canonizzazione? Perché, comunque vada, un sentimento di attesa si sta diffondendo tra i devoti, e non solo?..
Giovanni Paolo II, all’inizio del suo Ministero Petrino, non fu subito riconosciuto come “ Santo”: i suoi gesti, pur eclatanti, non avevano nulla che facessero presagire la presenza di santità in mezzo a noi. Certo, attirava i media un Papa che non rispettava il rigido protocollo vaticano, un Papa “ simpatico”, un Papa “della gente”, anche un po’ “ strano”, se vogliamo, per quei suoi modi così poco convenzionali. Per il resto, nulla di particolarmente nuovo, anzi: il suo esordio, con quel suo, allora ormai inusuale, “ Sia lodato Gesù Cristo”, non sembrava costituire certo un elemento di novità, oggi diremmo, “ rivoluzionario”. Persino quel suo sorriso così schietto, impetuoso, quei suoi modi così “ eccessivi” infastidivano qualcuno: “troppo da star”, si diceva.
La sua stanza da Cardinale
Negli ultimi anni, e soprattutto negli ultimi mesi della sua vita, abbiamo però cominciato a percepire in lui qualcosa che prima sfuggiva, qualcosa che c’era sempre stato, ma che noi non vedevamo o non volevamo vedere. Abbiamo scoperto, a poco a poco, un uomo che viveva del Vangelo, per il Vangelo, con il Vangelo; cioè, Viveva di Dio, per Dio e con Dio in ogni istante della sua esistenza. Abbiamo già proposto alcuni esempi di questo suo” essere in Dio”. Oggi desideriamo proporre una particolare chiave di lettura.
Gesù ci invita ad essere poveri, semplici nello spirito e nei modi. Ebbene, Giovanni Paolo II, Papa della Chiesa universale, è stato protagonista di gesti ai più sconosciuti e, proprio per questo, di immenso valore. Dai documenti della postulazione sono emerse alcune testimonianze veramente eloquenti.
Nel 1992, a Pordenone, prima della Messa, uno dei collaboratori, preoccupato per il ritardo del Papa,  “ vide Giovanni Paolo II nell’antibagno, inginocchiato in preghiera appoggiato a un lavandino”. Un altro testimone ha raccontato che, mentre si trovava a Castel Gandolfo, “ entrò per sbaglio in un ripostiglio e si trovò di fronte al Papa assorto in preghiera”  [S. Oder, Perché è Santo, pag. 158].
In visita ad una famiglia a Castel Gandolfo
Come ricorda sempre Mons. Oder, postulatore della Causa di Beatificazione e Canonizzazione, “ la scelta di vivere in comunione con Cristo in nome della Verità coincise con un sempre più radicale orientamento all’essenzialità, alla povertà di spirito”. Totalmente fedele al “ Discorso della Montagna”, Giovanni Paolo II viveva la povertà come la “ condizione di chi spalanca il proprio cuore per accogliere la Buona Novella che annuncia l’irruzione del divino nel mondo”. Unico suo punto di riferimenti era Dio. In tal senso i beni materiali non erano demonizzati e la povertà non costituiva un “ habitus”. Suggeriamo la lettura del volume sopra indicato dove si possono trovare piccoli racconti, ma significativi.
Quando era cardinale, per esempio, era impossibile regalargli qualche indumento nuovo, perché subito lo regalava a chi ne aveva bisogno. Si racconta che gli amici, per fargli indossare camicie nuove, “queste prima venivano sporcate e lavate diverse volte in modo da farle sembrare usate”. E questo accadeva anche una volta eletto Papa. Testimonianze di questo tipo sono innumerevoli, ma ciò che colpisce è il fatto che sono rimaste praticamente sconosciute fino alla morte del Papa: la virtù non si esibisce, non si ostenta, altrimenti può diventare una forma du superbia. A proposito poi dell’appartamento in cui viveva in Vaticano, si ricorda come egli non avesse voluto cambiare i mobili, “ ormai consunti dal tempo”. Il Card. Dziwisz, testimone privilegiato, racconta che, di fatto, “ il suo appartamento personale consisteva praticamente nella camera da letto e da uno studiolo con una piccola scrivania e una poltrona”. E’ sufficiente osservare alcune fotografie scattate qualche anno fa per capire che siamo ben lontani da certi luoghi comuni con cui si descrivono gli appartamenti pontifici. Maria Antonietta Maciocchi, scrittrice ed intellettuale non certo cattolica, ma folgorata dal Papa, raccontò di aver provato un profondo stupore nel constatare che una semplicissima e comunissima lampada da studio,da lei offerta in dono, era stata collocata sul tavolo da lavoro di Giovanni Paolo II!!
E’ stupefacente notare come tutto questo fosse vissuto nell’assoluta normalità di un’esistenza tutta immersa nel Mistero di Dio, quindi nel Mistero dell’uomo. Vivere la povertà non era pertanto una scelta ideologica, l’adesione ad un progetto socio - umanitario, fosse anche filantropico e, ci permettiamo di ipotizzare, neppure un modo per testimoniare una determinata scelta ecclesiale: era, come ricordava il card. Ruini, segno di una straordinaria libertà interiore, “scevra da ogni velleità di protagonismo”, una scelta per essere “ Tutto di Cristo” fino alla totale spogliazione di sé per “ essere condotto anche dove lui non voleva”…Una povertà, un’umiltà vissute fino alla fine nella loro più cogente essenza.
Ecco, forse anche qui troviamo le ragioni di una santità che il mondo non ha subito riconosciuto, ma a cui oggi continua a guardare con cuore stupito e riconoscente.