sabato 8 dicembre 2012


Nella vita e nella morte Totus Tuus mediante l'Immacolata

Figlio del mio amore!/ Momento che continua a dilatarsi/ e in sé trasforma tutta la mia vita…./ Questo momento, di tutta la vita, dacchè lo conobbi nella parola, da quando divenne mio corpo, nutrito in me col mio sangue,/ custodito nell’estasi-/ cresceva nel mio cuore in silenzio, come Nuovo Uomo, tra i miei stupiti pensieri e il lavoro quotidiano delle mie mani”…[ Karol Wojtyla, Crescono in me le parole]

Così Giovanni Paolo II scriveva nel suo testamento, affidando tutto se stesso, in particolare la sua stessa morte, a Dio. Nel 1995, , riferendosi ad uno striscione con la scritta "L'Immacolata vincerà" innalzato da un gruppo di pellegrini, il Santo Padre aggiunse: “e poi, anche io sono convinto che l'Immacolata vincerà”
Tutta la vita del Beato Giovanni Paolo II  è stata plasmata e forgiata dal Mistero dell’Immacolata Concezione la cui devozione non solo era legata alla scoperta del Trattato di S. Luigi di Monfort, ma anche alla grande testimonianza del Card. Hlond, Arcisvecovo di Varsavia e Primate di Polonia: l’alto prelato, in punto di morte, mentre i carri armati invadevano Varsavia,diede speranza al suo popolo con una breve, ma quanto mai profetica frase:  “la Salvezza, se verrà, verrà con Maria”. Giovanni Paolo II amava ricordare questo episodio che tanto segnò la sua esistenza.
Tale era il legame con Maria Immacolata che mai volle  rinunciare a recarsi da Lei nel giorno in cui si fa memoria della Sua Immacolata Concezione. Sempre, tutti gli anni, si è inginocchiato davanti ai Lei in Piazza di Spagna e, questo, non certo per rispettare una tradizione romana, cara ai Romani. No, in lui vi era un bisogno fisico di incontrarsi con la Madre, anche quando, a 4 mesi dalla morte, non poteva più camminare e la sua voce era quasi impercettibili; anche quando una semplice e breve preghiera sostituiva i più approfonditi e apprezzati insegnamenti teologici!! Ma quanta intensità in quelle suppliche, in quel moto di affidamento totale con cui riconsegnava tutto e tutti a Lei, alla Madre!!

In un’omelia tenuta nel 1959, un giovane sacerdote, parlando dell’Immacolata Concezione, spiegò che non si trattò solo di un “ privilegio”, bensì anche di un “ anticipazione del ruolo che la Madre avrebbe svolto accanto al Figlio”. In un certo senso, spiegava sempre il giovane sacerdote, era necessario che Maria concepisse senza peccato anche per “ occuparsi un modo perfetto e universale dell’altrui redenzione, come richiedeva la vocazione della Madre del Redentore” . Maria, ricordava don Karol, concependo Suo Figlio è stata oggetto della Grazie di Dio, cioè dell’’intervento divino nella sua vita. Ella, Immacolata, è stata totalmente abbracciata dall’Amore di Dio, anzi, ne è diventata a tal punto parte da divenire ella stessa co-redentrice. Maria non ha dovuto affrontare la lotta interiore, conseguenza del peccato originale, ma questo, affermava don Karol, non significa che a Lei non le fu risparmiato il travaglio proprio della santità e l’eroismo ad esso collegato; travaglio ed eroismo avuti non tanto nella lotta con se stessa, quanto nell’inserimento attivo nell’opera redentrice del Figlio”.
L’’unicità dell’esperienza della Madre di Dio non rappresenta un evento estraneo all’uomo, una realtà lontana e intangibile; in realtà, notava don Wojtyla, proprio da . quel “ Fiat” pronunciato davanti all’Angelo, noi possiamo fermare “ lo sguardo sulla nostra vita e sul ruolo svolto dalla Grazia”. La Madre di Gesù, sembrava ricordarci un giovane sacerdote, illumina la nostra stessa esistenza, ci indica la Presenza della Grazia che realizza e plasma la Bellezza stessa della creatura. A noi è chiesto “solo” di accogliere questo Dono come Maria ci continua ad insegnare con il suo amore di Madre. Si comprende allora perché il beato Giovanni Paolo II, discepolo del Primate di Polonia Card. Hlond, ripeteva, spesso con lo spasimo del profeta, che la “ Salvezza verrà solo con Maria”. Tutto  riconduce a Lei: il destino dell’umanità e della Chiesa!!!