Nella vita e
nella morte Totus Tuus mediante l'Immacolata
“ Figlio del mio amore!/ Momento che
continua a dilatarsi/ e in sé trasforma tutta la mia vita…./ Questo momento, di
tutta la vita, dacchè lo conobbi nella parola, da quando divenne mio corpo,
nutrito in me col mio sangue,/ custodito nell’estasi-/ cresceva nel mio cuore
in silenzio, come Nuovo Uomo, tra i miei stupiti pensieri e il lavoro
quotidiano delle mie mani”…[ Karol Wojtyla, Crescono
in me le parole]
Così
Giovanni Paolo II scriveva nel suo testamento, affidando tutto se stesso, in
particolare la sua stessa morte, a Dio. Nel 1995, , riferendosi ad uno striscione con la scritta
"L'Immacolata vincerà" innalzato da un gruppo di pellegrini, il Santo
Padre aggiunse: “e poi, anche io sono convinto che l'Immacolata
vincerà”
Tutta la vita
del Beato Giovanni Paolo II è stata
plasmata e forgiata dal Mistero dell’Immacolata Concezione la cui devozione non
solo era legata alla scoperta del Trattato di S. Luigi di Monfort, ma anche
alla grande testimonianza del Card. Hlond, Arcisvecovo di Varsavia e Primate di
Polonia: l’alto prelato, in punto di morte, mentre i carri armati invadevano
Varsavia,diede speranza al suo popolo con una breve, ma quanto mai profetica
frase: “la Salvezza, se verrà, verrà con Maria”. Giovanni Paolo II amava
ricordare questo episodio che tanto segnò la sua esistenza.
Tale era il
legame con Maria Immacolata che mai volle rinunciare a recarsi da Lei nel giorno in cui
si fa memoria della Sua Immacolata Concezione. Sempre, tutti gli anni, si è
inginocchiato davanti ai Lei in Piazza di Spagna e, questo, non certo per
rispettare una tradizione romana, cara ai Romani. No, in lui vi era un bisogno
fisico di incontrarsi con la Madre, anche quando, a 4 mesi dalla morte, non
poteva più camminare e la sua voce era quasi impercettibili; anche quando una
semplice e breve preghiera sostituiva i più approfonditi e apprezzati
insegnamenti teologici!! Ma quanta intensità in quelle suppliche, in quel moto
di affidamento totale con cui riconsegnava tutto e tutti a Lei, alla Madre!!
In un’omelia
tenuta nel 1959, un giovane sacerdote, parlando dell’Immacolata Concezione,
spiegò che non si trattò solo di un “ privilegio”, bensì anche di un “
anticipazione del ruolo che la Madre avrebbe svolto accanto al Figlio”. In un
certo senso, spiegava sempre il giovane sacerdote, era necessario che Maria
concepisse senza peccato anche per “ occuparsi un modo perfetto e universale
dell’altrui redenzione, come richiedeva la vocazione della Madre del Redentore”
. Maria, ricordava don Karol, concependo Suo Figlio è stata oggetto della
Grazie di Dio, cioè dell’’intervento divino nella sua vita. Ella, Immacolata, è
stata totalmente abbracciata dall’Amore di Dio, anzi, ne è diventata a tal
punto parte da divenire ella stessa co-redentrice. Maria non ha dovuto
affrontare la lotta interiore, conseguenza del peccato originale, ma questo,
affermava don Karol, non significa che a Lei non le fu risparmiato il travaglio
proprio della santità e l’eroismo ad esso collegato; travaglio ed eroismo avuti
non tanto nella lotta con se stessa, quanto nell’inserimento attivo nell’opera
redentrice del Figlio”.
L’’unicità
dell’esperienza della Madre di Dio non rappresenta un evento estraneo all’uomo,
una realtà lontana e intangibile; in realtà, notava don Wojtyla, proprio da . quel
“ Fiat” pronunciato davanti all’Angelo, noi possiamo fermare “ lo sguardo sulla
nostra vita e sul ruolo svolto dalla Grazia”. La Madre di Gesù, sembrava
ricordarci un giovane sacerdote, illumina la nostra stessa esistenza, ci indica
la Presenza della Grazia che realizza e plasma la Bellezza stessa della
creatura. A noi è chiesto “solo” di accogliere questo Dono come Maria ci
continua ad insegnare con il suo amore di Madre. Si comprende allora perché il
beato Giovanni Paolo II, discepolo del Primate di Polonia Card. Hlond,
ripeteva, spesso con lo spasimo del profeta, che la “ Salvezza verrà solo con
Maria”. Tutto riconduce a Lei: il destino
dell’umanità e della Chiesa!!!