Due “ nostri”
amici, due “ nostri” beati
Nel libro “ Una vita con Karol, il Card. Dziwisz racconta
alcuni episodi particolarmente significativi attraverso i quali è possibile
comprendere, almeno parzialmente, l’essenza di un legame speciale e, se possibile,
fuori dal comune proprio perché non cristallizzato dentro ruoli che, in non pochi casi, condizionano i
rapporti umani.
Madre Teresa, in un certo senso, ha guidato il Papa ad
una sempre più radicata consapevolezza della realtà umana, lo ha accompagnato,
prendendolo per mano anche fisicamente, laddove l’uomo è ridotto ad una larva nella sua umanità ferita
e disprezzata. Ed il Papa si è lasciato umilmente guidare da lei, da un’umile e piccola suora col sari grazie alla
quale, come ricorda il Card Dziwisz, “ aveva
compreso una volta di più come, nella gratuità assoluta del donarsi agli altri,
l’essere umano possa arrivare alla felicità più profonda” ( Una vita con
Karol, pag. 153). Quale umiltà, quale semplicità di cuore!! La fotografia che li ritrae insieme all’esterno
del Nirmal Hriday Ashram, la Casa dei Moribondi a Calcutta, ha in se qualcosa
di rivoluzionario e sorpendente!!
D’altra parte, madre Teresa trovava in Giovanni Paolo
II la guida sicura e luminosa, il pastore testimone dell’Amore di Dio, il missionario e l’evangelizzatore che, con l’audacia
della sua intelligenza e con la rocciosa sua fede, stava scuotendo interi
popoli e trepidare i potenti.
Non stupisce che Giovanni Paolo II la inviassi nel mondo a
nome suo chiedendole di “ farsi ambasciatrice della vita” e di parlare a nome
suo. Così, un giorno le disse: “ Vada e
parli dappertutto, e parli a nome mio, là dove non posso andare”.. E lei,
in effetti, ha percorso le mille strade del mondo, giungendo per esempio in Libano
a nome del Papa.
A tal proposito, il Card. Dziwisz racconta che un
giorno Giovanni Paolo II fece sedere accanto a sé Madre Teresa, giunta
improvvisamente a Castel Gandolfo per avere la benedizione di Giovanni Paolo II
prima di partire per il Libano. Ai
giovani con i quali stava dialogando, “ spiegò
che la religiosa andava in un Paese che era allora dilaniato dalla guerra
civile” ( ibidem pag.155). Ricorda
il porporato che “ Madre Teresa partì
portando con sé una candela con in cima l’immagine della Madonna. Arrivata a
Beirut, ottenne un “ cessare il fuoco” per il tempo in cui quella candela fosse
rimasta accesa, riuscendo così a mettere in salvo una settantina di bambini
handicappati e quasi tutti musulmani”. Anche in questo caso, madre Teresa
operò in un unione spirituale con il Papa che, come lei, aveva a cuore, già
allora, le sorte del Libano. Allora lei andò nel Paese martoriato a nome di
Giovanni Paolo II , anticipando in un certo senso il viaggio che lui stesso
avrebbe compiuto nel 1997, un pellegrinaggio memorabile ed epocale, fondamentale
per la rinascita del Paese.
Desideriamo concludere questo nostro ricordo della
piccola grande Beata Madre Teresa, ancora con le parole eloquente del Card. Dziwisz,
testimone di un legame straordinario tra due santi: “ Dei testimoni avevano entrambi il linguaggio dei gesti concreti, spesso
audaci e percepibili immediatamente dagli uomini di oggi, anche se non
cristiani, anche se non credenti. Tra di loro c’era una affinità spirituale che
è propria di chi ama totalmente Dio. E su questa affinità si era innestata una
forte amicizia, una comprensione reciproca che non aveva bisogno di tanti
discorsi: si capivano al volo”..