domenica 16 settembre 2012


Due “ nostri” amici, due “ nostri” beati

Nel libro “ Una vita con Karol, il Card. Dziwisz racconta alcuni episodi particolarmente significativi attraverso i quali è possibile comprendere, almeno parzialmente, l’essenza di un legame speciale e, se possibile, fuori dal comune proprio perché non cristallizzato dentro ruoli  che, in non pochi casi, condizionano i rapporti umani.
Madre Teresa, in un certo senso, ha guidato il Papa ad una sempre più radicata consapevolezza della realtà umana, lo ha accompagnato, prendendolo per mano anche fisicamente, laddove l’uomo  è ridotto ad una larva nella sua umanità ferita e disprezzata. Ed il Papa si è lasciato umilmente guidare da lei, da  un’umile e piccola suora col sari grazie alla quale, come ricorda il Card Dziwisz, “ aveva compreso una volta di più come, nella gratuità assoluta del donarsi agli altri, l’essere umano possa arrivare alla felicità più profonda” ( Una vita con Karol, pag. 153). Quale umiltà, quale semplicità di cuore!!  La fotografia che li ritrae insieme all’esterno del Nirmal Hriday Ashram, la Casa dei Moribondi a Calcutta, ha in se qualcosa di rivoluzionario e sorpendente!!
D’altra parte, madre Teresa trovava in Giovanni Paolo II la guida sicura e luminosa, il pastore testimone dell’Amore di Dio,  il missionario e l’evangelizzatore che, con l’audacia della sua intelligenza e con la rocciosa sua fede, stava scuotendo interi popoli e trepidare i potenti.

Non stupisce  che Giovanni Paolo II la inviassi nel mondo a nome suo chiedendole di “ farsi ambasciatrice della vita” e di parlare a nome suo. Così, un giorno le disse: “ Vada e parli dappertutto, e parli a nome mio, là dove non posso andare”.. E lei, in effetti, ha percorso le mille strade del mondo, giungendo per esempio in Libano a nome del Papa.
A tal proposito, il Card. Dziwisz racconta che un giorno Giovanni Paolo II fece sedere accanto a sé Madre Teresa, giunta improvvisamente a Castel Gandolfo per avere la benedizione di Giovanni Paolo II prima di partire per il Libano.  Ai giovani con i quali stava dialogando, “ spiegò che la religiosa andava in un Paese che era allora dilaniato dalla guerra civile” ( ibidem pag.155).  Ricorda il porporato che “ Madre Teresa partì portando con sé una candela con in cima l’immagine della Madonna. Arrivata a Beirut, ottenne un “ cessare il fuoco” per il tempo in cui quella candela fosse rimasta accesa, riuscendo così a mettere in salvo una settantina di bambini handicappati e quasi tutti musulmani”. Anche in questo caso, madre Teresa operò in un unione spirituale con il Papa che, come lei, aveva a cuore, già allora, le sorte del Libano. Allora lei andò nel Paese martoriato a nome di Giovanni Paolo II , anticipando in un certo senso il viaggio che lui stesso avrebbe compiuto nel 1997, un pellegrinaggio memorabile ed epocale, fondamentale per la rinascita del Paese.
Desideriamo concludere questo nostro ricordo della piccola grande Beata Madre Teresa, ancora con le parole eloquente del Card. Dziwisz, testimone di un legame straordinario tra due santi: “ Dei testimoni avevano entrambi il linguaggio dei gesti concreti, spesso audaci e percepibili immediatamente dagli uomini di oggi, anche se non cristiani, anche se non credenti. Tra di loro c’era una affinità spirituale che è propria di chi ama totalmente Dio. E su questa affinità si era innestata una forte amicizia, una comprensione reciproca che non aveva bisogno di tanti discorsi: si capivano al volo”..