Il Papa tra noi



“Voi puntate, e giustamente, sul domani l’obiettivo delle vostre attese. Ma non c’è un domani che scaturisca dal nulla. Non c’è, non può esserci un avvenire costruito sul vuoto o sulle sabbie mobili. Solo poggiando sul patrimonio dei valori umani e cristiani, conquistati dalle generazioni dei giovani di ieri, voi potrete far progredire il mondo di oggi verso nuovi e validi traguardi”…Quale speranza, quale rivoluzionario progetto per le nostre vite..Mentre gli altri adulti inneggiavano al “ nulla”, un altro uomo ci invitava a costruire il nostro futuro sulla roccia di Cristo; mentre “profeti di sventura” tentavano di cancellare il passato, in nome di una non ben chiara “ modernità”, un altro “ profeta” ci esortava a guardare alle luminose testimonianze di quanti ci avevano preceduto, base e fondamenta del vero progresso umano.
Poi,
sorprendentemente, ci disse che “Gesù
Cristo è nostro contemporaneo; non un insigne reperto da museo, ma il Vivente
assoluto, il compagno di viaggio
dell’uomo del nostro tempo Il cristianesimo è la religione dei giovani” Questa
non è una frase fatta…Essa tuttavia rivela una particolare affinità con l’età
giovanile per la sua intima virtù di ricupero e di rigenerazione, per la sua
misteriosa capacità di rapportare continuamente il ritmo dell’itinerario
spirituale sullo slancio, la generosità, l’entusiasmo che sono tipici della
stagione giovanile”.. Ed ancora: “Il
“sì” a Cristo deve essere l’impronta indelebile del vostro stile di vita. Un
“sì” totale e limpido, deciso e pieno, alieno da sofismi, equivoci,
oscillazioni. Il senso acuto dell’oggi che caratterizza voi giovani va
armonizzato e animato da una visione di fede, dalla certezza che Cristo Risorto
opera nella storia di oggi e nel cuore dell’uomo”. Questo messaggio ci
diede coraggio, ci diede forza, ci aiutò a trovare le ragioni profonde del
nostro cammino di fede, altrimenti sbiadito e abitudinario, quindi destinato inesorabilmente
ad esaurirsi. Il Papa, con il realismo che lo contraddistingueva, ci lasciò un
insegnamento alto, ma non disincarnato dalla dimensione quotidiana del nostro
vivere; dimostrò di conoscere a fondo e veramente la nostra giovinezza che non banalizzò
per nulla, anzi. Ci parlò con l’amore di un padre e di un amico che si fidava
dei suoi giovani amici, fatto per nulla scontato. Brescia, già toccata dalla
fede e dallo spessore intellettuale del Papa Paolo VI, in quel 26 Settembre di
trenta anni fa, pur inconsapevolmente, divenne parte di un disegno che negli
anni successivi si sarebbe svelato in tutta la sua straordinaria bellezza e
santità.
Tra i vari segni
che ricordano l’incontro del Beato Giovanni Paolo II con noi bresciani, il più
significativo è un grande dipinto che accoglie quanti si recano presso l’Ospedale
Civile: vuole ricordare la visita ai malati a cui il Papa non volle rinunciare.
Quanti entrano nel nosocomio della nostra città, possono “ incrociare” lo
sguardo del Papa e rivolgere a lui una preghiera di intercessione; possono
trovare forza nella testimonianza di colui che, abbracciato alla croce, ha
sperimentato la loro stessa sofferenza e, per questo, sentono particolarmente
vicino. Sì, non c’è modo migliore per ricordare l’incontro del Papa con Brescia…In
fondo lui è “ sempre presente” nel luogo forse più importante e fondamentale
della nostra città, quello del dolore che redime!!