martedì 16 ottobre 2012


16 Ottobre 1978 – 16 Ottobre 2012……La storia continua….

Sono trascorsi 34 anni, ma il ricordo di quanto accadde quella sera di ottobre del 1978 è ancora impresso nella nostra mente. Molti di noi non hanno dimenticato il luogo in cui si trovavano nel momento in cui il Card. Felici pronunciò quell’”Habemus Papam” che, ancora il mondo non poteva sapere, avrebbe realmente sconvolto il mondo. Noi, allora adolescenti, con l’istintività propria della nostra età, presi da un’esaltazione inspiegabile, provammo subito un sentimento, un’emozione non ben definibili, in un certo senso irrazionale: eravamo felici, entusiasti, fiduciosi, soprattutto fiduciosi. Non riuscivamo a spiegare razionalmente la nostra reazione, ma in cuor nostro percepivano che quell’uomo, il cui nome era allora impronunciabile, avrebbe rappresentato uno snodo nella nostra vita.  Del resto, che potevamo sapere dell’elezione di un Pontefice? E della Polonia? Per noi ragazzi era solo ed un unicamente un “nome” legato al “ casus belli” della II Guerra Mondiale, era una “ riga” del manuale di storia, che dovevamo conoscere per l’interrogazione di storia, niente di più, anzi!! Eppure, quel volto, quello sguardo, quelle parole pronunciate con quella voce “ lì”, quella libertà del gesto, sì, anche quel suo inconfondibile  modo di “ trasgredire” al protocollo  ci sorpresero positivamente.
Gli adulti, lo dobbiamo ammettere, non riuscirono a trattenere una certa delusione o, comunque, preoccupazione. In fondo erano abituati ad un Papa italiano, quindi ad uno stile diverso, più sobrio e contenuto. Il sorriso gioviale di Papa Giovanni Paolo II, la sua spontaneità, persino il suo vigore fisico,non corrispondevano alle attese e alle speranze di parte dei fedeli. Ma noi ragazzi percepivano che qualcosa di nuovo stava accadendo dentro la Chiesa, qualcosa che avrebbe sconvolto le nostre vite. Allora, come detto, non eravamo in grado di motivare reazioni così infantili, ma, nel corso degli anni abbiamo compreso, abbiamo cominciato a decifrare e a decodificare: Giovanni Paolo II, lontano da certi stili curiali, da certe conflittualità o dibattiti ecclesiologici, ci avrebbe “ presi per mano” facendoci vedere l’autentica bellezza della nostra fede. I suoi modi, il suo sguardo, la sua immediatezza ci comunicavano l’essenza del cristianesimo, ma soprattutto ci dicevano che lui, il Papa di Roma, non voleva tanto parlare “di noi” o “a noi”, ma stare con noi. Solo Dio sa quanto allora avessimo bisogno di questo..  E se lui si fidava di noi, noi ci saremmo fidati subito di lui, sicuri che avremmo trovato un padre, un amico, un Papa. E così è stato. E’ inutile negarlo, noi, adolescenti prima e giovani poi, guardavamo a lui come la guida sicura; era, in un certo senso, il nostro “ catechista”, il nostro educatore. A pensarci bene, ha dell’incredibile il fatto che, anche quando i suoi discorsi non erano di immediata comprensione, noi comunque capivamo “ tutto”, capivamo, cioè, che seguire Cristo, vivere la Sua Amicizia, costituiva la vera rivoluzione per noi che ci stavamo aprendo alla vita. Di fronte ad un mondo adulto “ esperto” nel polemizzare, nell’idealizzare dogmaticamente il dubbio e lo scetticismo, se non l’opportunismo indifferente, il Papa divenne sempre più la nostra roccia, la nostra sicurezza, il nostro “ amico” che sentivamo vicino, anzi, che “era vicino”.  Ed allora,  come conviene in un’amicizia, le sue sfide sono divenute le nostre sfide, i “ suoi amici”, i “ nostri amici”, la “ sua storia”, la “ nostra storia”. Man mano crescevamo, comprendevamo sempre più le ragioni di quell’entusiasmo, forse infantile, ma certo autentico ,con cui accogliemmo l’elezione del nuovo Pontefice: avevamo bisogno di qualcuno che ci proponesse una fede viva, capace di abbracciare tutto il nostro vissuto, compresa la nostra intelligenza ed i nostri sogni, piccoli o grandi che fossero; il Papa, quel Papa, ci avrebbe indicato la strada, avrebbe camminato insieme a noi perché la nostra fede non si inaridisse, ma vibrasse con tutte le corde del nostro essere.
Non stiamo dicendo che i dubbi non ci assalissero, che i “ perché” non ci tormentassero; non abbiamo, poi, mai nutrito l’illusione di diventare più bravi e più buoni. Quante cadute, oggi come allora, quante debolezze e quanta fatica lungo il nostro cammino! Eppure non ci siamo mai sentiti abbandonati e soli; dentro la nostra pochezza, abbiamo imparato a non aver paura del nostro limite, certi di un Amore più grande che nostro “ padre” ci testimoniava con ogni brandello della sua carne. Lui c’era e, con la sua immensa pazienza, non camminava davanti a noi, ma con noi!!
Noi, “suoi giovani”,  anche oggi esultiamo e gioiamo,  ma lo facciamo con il cuore grato e stupito di chi si è reso conto di essere stato toccato dalla grazia di Dio: questo abbiamo sperimentato e vissuto da quell’ormai lontana, ma anche tanto vicina, sera d’ottobre: una Grazia di Dio che continua nell’intercessione potente del beato Giovanni Paolo II. Siamo ancora qui, idealmente accanto a lui, per ricordare quel pomeriggio inoltrato d’ottobre, per continuare un cammino che ha il sapore dell’eternità…la storia continua…