I santi non invecchiano praticamente mai, essi non
cadono mai in «proscrizione». Essi restano continuamente i testimoni della giovinezza della
Chiesa. Essi non diventano mai personaggi del passato, uomini e donne di
«ieri». Al contrario: essi sono sempre gli uomini e le donne di «domani», gli
uomini dell'avvenire evangelico dell'uomo e della Chiesa, i testimoni «del
mondo futuro». (Lisieux, 2 giugno1980 )
I santi danno un segno, lasciano un segno del loro
passaggio sulla terra. ..I santi sono sempre delle meraviglie di Dio. Essi sono
l'incessante messaggio che Dio manda a noi tutti perché tutti siamo chiamati
alla santità (Ars 6 ottobre 1986)
Pellegrinaggio amicibrescianiGPII, 24.08.2010 |
In questo giorno così speciale, desideriamo lasciare
la parola ad un giornalista-scrittore la cui storia ha in sé qualcosa di
incredibile. Domenico del Rio, noto vaticanista, negli anni ’80 espresse non
poche perplessità in merito alla figura del Papa Giovanni Paolo II nei cui confronti
non risparmiò toni polemici, se non aggressivi. Contestava in particolare
quelle che lui definiva “ forme trionfalistiche”, secondo lui, poco coerenti
con l’immagine di quella “Chiesa umile e povera” proclamata dall’Assise Conciliare.
Lo stesso giornalista, a distanza di anni, volle
così raccontare e commentare quanto vide
in Piazza S. Pietro il 1 Novembre 1996.
«Dio
è passato sui teleschermi nel giorno di Ognissanti. Abbiamo visto Dio, per un
attinto, sul volto di Karol Wojtyla. È stato nel momento in cui, nel suo
discorso, alla messa in San Pietro, il Papa si è proiettato dal tempo
nell'eternità e si è estasiato già ora nella contemplazione del volto di Dio.
Abbiamo visto il rapimento mistico di un uomo che svelava agli occhi del mondo
la dolcezza e lo spasimo di essere sedotto da Dio « Tu mi hai sedotto, Signore»
diceva il profeta Geremia. Doveva essere così per chi guardava il volto dei
grandi mistici
Karol Wojtyla, col capo chinato, gli occhi socchiusi, proiettato nel futuro
dell'eternità narrava quasi con un sussurro nella voce l’incanto della visione del suo Signore: «Lo vedremo
così come egli è, lo vedremo faccia a faccia, e lo vedremo quanti ci hanno
accompagnato lungo il pellegrinaggio terreno».Sul volto immobile del Papa è
passata per un momento quasi l'orma fisica di Dio. «Sono un viandante sullo stretto
marciapiede della terra», ha cantato un giorno Wojtyla, «e non distolgo il
pensiero dal tuo Volto, che il mondo non mi svela». Un giorno, in India, ha
rivelato: «Quello che desidero raggiungere, quello che mi sforzo e mi tormento
di raggiungere è vedere Dio faccia a faccia. Per questo vivo, mi muovo,
esisto». C'era una messa, una grande messa, in San Pietro nel giorno di
Ognissanti, con canti, suoni, ricordi, emozioni. Dio era certamente anche lì
nei canti e nei suoni, ma per gente come noi, assuefatta a infiniti rumori e
celebrazioni, Dio forse ci sarebbe sfuggito. L'abbiamo colto, invece, nel volto
e nelle parole sussurrate di Wojtyla. Forse Dio è arrivato cosi come era
apparso al profeta Elia sul monte Oreb, non in un vento gagliardo, non nel rumore
del tuono, non nel fuoco del lampo, ma «nel fievole mormorio, nel grande
silenzio». Ed Elia si era coperto il volto col mantello e, prostrato a terra,
aveva adorato il Signore.
Nel mattino del giorno di Ognissanti, ci siamo prostrati a terra. Il volto di Wojtyla ci ha svelato quello
che egli ha cantato in una sua poesia:”Dio venne fin qui, si fermò a un passo
dal nulla, ai nostri occhi vicinissimo”».
Nel
proporre questa preziosissima testimonianza, desideriamo ricordare anche Domenico
del Rio, colui che forse ha compreso,
più e prima di molti altri, il cuore e la santità del Papa Beato