domenica 7 ottobre 2012


Il Vaticano II nel pontificato di Giovanni Paolo II   [1]

La Chiesa si appresta a ricordare e rinvigorire la grande profezia del beato Giovanni XXIII: il Concilio Vaticano II. Permetteteci una piccola ma doverosa chiosa.
Nei mesi, ma anche negli anni successivi alla morte del Papa, si era diffusa una sorta di “ campagna ecclesiologica” attraverso la quale si tentava di dimostrare l’errata o, quanto meno, l’imprecisa e superficiale interpretazione e attuazione del Vaticano II nel corso del pontificato di Giovanni Paolo II. Responsabile, pur involontaria, una frase pronunciata dal suo successore che, in una famosa udienza, parlò della necessità di una “ corretta ermeneutica del Concilio Vaticano II”. Tanto bastò perché alcuni  commentari e  autorevoli osservatori insinuassero l’ipotesi secondo la quale quella “ corretta ermeneutica” si sarebbe realizzata solo in presenza di “nuovi cambiamenti” in senso alla Chiesa. Ovviamente la loro non era altro che una supposizione totalmente infondata e, fatto ancora più grave, prova di una miope ignoranza che aveva impedito di leggere e ascoltare con attenzione gli interventi di colui che il Papa Beato, un giorno, definì  “ amico fidato”. Sarebbe bastato che riascoltassero le parole dell’attuale Pontefice, per non alimentare dubbi e, con essi, il maldestro tentativo di archiviare un magistero luminoso e ricco anche sotto il profilo dottrinale e teologico, oltre che filosofico:
Io considero proprio una mia missione essenziale e personale di non emanare tanti nuovi documenti, ma di fare in modo che questi documenti siano assimilati, perché sono un tesoro ricchissimo, sono l’autentica interpretazione del Vaticano II. Sappiamo che il Papa era l’uomo del Concilio, che aveva assimilato interiormente lo spirito e la lettera del Concilio e con questi testi ci fa capire veramente cosa voleva e cosa non voleva il Concilio. Ci aiuta ad essere veramente Chiesa del nostro tempo e del tempo futuro. [ 16 Ottobre 2005]

Purtroppo, però, le insinuazioni, pur latenti, possono sortire effetti negativi, mentre certe posizioni, di fatto marginali, se enfatizzate, possono alla fine, prevalere nell’immaginario collettivo.
Negli anni immediatamente successivi al  2005, infatti, sia Vaticano II, inteso come pietra miliare della Chiesa sia il magistero conciliare di Giovanni Paolo II erano oggetto di analisi e disquisizioni tese a negarne valore ed efficacia. Non mancava chi, con una buona dose di ipocrisia, non negasse l’importanza dell’assise voluta dal Beato Giovanni XXIII, ma ne contestasse l’attuazione. Tale valutazione, dettata più da pregiudizio ed ignoranza, non teneva conto del fatto che a Cracovia, per esempio, il Vaticano II era stato studiato ed attuato grazie alle iniziative proposte dall’Episcopato e, in particolare dal Vescovo Wojtyla, come testimoniato da una serie di iniziative e da un saggio oggi quanto mai attuale: “ Alle fonti del rinnovamento, studio sull’attuazione del concilio Vaticano II”, lavoro purtroppo troppo poco conosciuto negli ambienti cattolici italiani!! Nei nostri prossimi interventi avremo modo di parlare di questo studio particolarmente significativo in quanto, come scrive il Card. Ruini nell’introduzione, “ l’interpretazione wojtyliana del Vaticano II, quanto più si radica in Cristo, tanto più invita a una grande e coraggiosa uscita dai discorsi autoreferenziali, dal proprio orto e recinto”.

La lunga premessa era necessaria, per comprendere l’eccezionalità di un’iniziativa promossa dalla Pontificia Facoltà teologia di S. Bonaventura in collaborazione con la Fondazione Internazionale Giovanni Paolo II: nei giorni 23 – 30 Ottobre 2008, a Roma si è tenuto un Convegno a cui hanno partecipato personalità di primissimo spesso e di notevole valore che hanno illustrato ed analizzato, sotto molteplici aspetti, il magistero e l’insegnamento di Giovanni Paolo II alla luce dei documento del Concilio.
Qualcuno di noi vi ha partecipato, avendo così la possibilità di vivere un’esperienza veramente arricchente, oltre che speciale in quanto fondata su un vero senso di comunione e amicizia capace di superare le barriere linguistiche e culturali..Chi era presente ha potuto sperimentare anche la semplicità e la disponibilità dei relatori pronti a interloquire con chiunque lo chiedesse e, questo, nonostante la loro posizione..
I vari relatori che si sono succeduti, hanno trattato tematiche particolarmente importanti ed impegnative. Per esempio, il prof. Buttiglione ha affrontato il rapporto della Chiesa con il mondo contemporaneo, soprattutto quello segnato dall’Illuminismo e dal Post Modernismo. In tal senso ha dimostrato quanto gli insegnamenti di Karol Wojtyla / Giovanni Paolo II siano radicati nel Concilio; attraverso un attento excursus storico e filosofico, ha quindi evidenziato come il Papa, autentico paladino della Libertà nella Verità,  si sia assunto il compito di restituire alla Chiesa la guida dei diritti umani in nome della dignità della persona umana.
Illuminanti poi le allocuzioni tenute da illustri prelati e professori: Mons. Sanna, Padre Giertych, teologo della Casa pontificia,la prof.ssa Tortorella, docente presso la Facoltà teologica San Bonaventura, e infine il Cardinale Caffarra, hanno messo in luce, secondo angolature diverse, in quale modo, nel magistero di Giovanni Paolo II in rapporto al Vaticano II, si espliciti il tema della dignità della persona. Per esempio: la vocazione della persona, la bioetica, la donna, la famiglia sono solo alcuni degli aspetti trattati. Particolarmente significative le sollecitazioni da parte di due autorevoli liturgisti:  Mons. Pietro Marini, già maestro delle celebrazioni pontificie, e il prof. Augè, nei nostri ambienti poco noto, ma certamente uno dei più qualificato liturgisti a livelli internazionale. Entrambi hanno di fatto sconfessato certi luoghi comuni relativi alle celebrazioni presieduti dal Papa Giovanni Paolo II: hanno infatti dimostrato che il Papa, in tale contesto, ha realizzato e, in un certo senso, portato a compimento, il senso del rinnovamento liturgico voluto dal Papa Paolo VI e dal Concilio. 
L’ampiezza e la profondità del pensiero del Papa sono state delineate dal prof. Massimo Borghesi che ha tracciato un profilo eccezionalmente puntuale circa il rapporto fede – ragione, a partire dall’Enciclica Fide set Ratio, pietra miliare per chi volesse avvicinarsi a tale fondamentale problematica. Non è certo possibile menzionare tutti i relatori o una sintesi dei loro interventi, ma è doveroso ricordare, almeno superficialmente, le conclusioni, lasciate a personalità internazionali di notevolissimo spessore. Il prof. Weigel, noto autore di monumentali biografie del Papa, il prof. Waldestein, docente di teologia presso l’Internationales Teheologisches Istitut in Austria e in Florida, hanno rilevato come Giovanni Paolo II, fedele alla scuola del Concilio, abbia posto le basi per un nuovo umanesimo cristiano che,  a partire da una visione cristologica e escatologica, sviluppi e incarni un’antropologia fondata sulla Verità, la libertà e la dignità dell’uomo. In un certo senso, questi ultimi relatori hanno evidenziato quanto dirompente sia stato l’impatto del pensiero e, quindi, del magistero di Giovanni Paolo II per la storia contemporanea.
Ciò che abbiamo proposto è solo una sintesi,per altro molto superficiale, ma sufficiente per dimostrare quale sia stato il ruolo del Papa Beato rispetto all’attuazione del Concilio Vaticano II: non dimentichiamo che egli fu uno dei padri conciliari offrendo il suo contributo per uno dei documenti più citati, la Gaudium et Spes, come dimostrato da alcuni studi recenti portati avanti in particolare da don R. Skrzypezak che, nella sua introduzione al libro “Karol Wojtyla al concilio Vaticano II così si esprime: “ Karol Wojtyla, quale Padre del Concilio Vaticano II è tuttora poco conosciuto…Papa Wojtyla era l’ultimo rimasto del gruppo dei Padri del Concilio Vaticano II. Questo fatto, unitamente alla prova della santità di vita, interviene in favore della sua incontrastata competenza nel formulare sul Concilio un reale giudizio di valore, diversamente da altri esegeti cjhe lo conoscono soltanto dai e testi e dalle relazioni…Nel pontificato di Giovanni Paolo II si può vedere oggi una chiave ermeneutica, o meglio, un codice d’accesso per un’oggettiva lettura e comprensione del messaggio conciliare in un preciso momento della storia del cristianesimo e della sua missione nel mondo..”