Il Vaticano II
nel pontificato di Giovanni Paolo II [1]
La Chiesa si
appresta a ricordare e rinvigorire la grande profezia del beato Giovanni XXIII:
il Concilio Vaticano II. Permetteteci una piccola ma doverosa chiosa.
Nei mesi, ma
anche negli anni successivi alla morte del Papa, si era diffusa una sorta di “
campagna ecclesiologica” attraverso la quale si tentava di dimostrare l’errata
o, quanto meno, l’imprecisa e superficiale interpretazione e attuazione del
Vaticano II nel corso del pontificato di Giovanni Paolo II. Responsabile, pur
involontaria, una frase pronunciata dal suo successore che, in una famosa
udienza, parlò della necessità di una “ corretta ermeneutica del Concilio
Vaticano II”. Tanto bastò perché alcuni commentari e autorevoli osservatori insinuassero l’ipotesi
secondo la quale quella “ corretta
ermeneutica” si sarebbe realizzata solo in presenza di “nuovi cambiamenti” in
senso alla Chiesa. Ovviamente la loro non era altro che una supposizione
totalmente infondata e, fatto ancora più grave, prova di una miope ignoranza
che aveva impedito di leggere e ascoltare con attenzione gli interventi di
colui che il Papa Beato, un giorno, definì
“ amico fidato”. Sarebbe bastato che riascoltassero le parole
dell’attuale Pontefice, per non alimentare dubbi e, con essi, il maldestro
tentativo di archiviare un magistero luminoso e ricco anche sotto il profilo
dottrinale e teologico, oltre che filosofico:
“Io considero proprio una mia missione
essenziale e personale di non emanare tanti nuovi documenti, ma di fare in modo
che questi documenti siano assimilati, perché sono un tesoro ricchissimo, sono
l’autentica interpretazione del Vaticano II. Sappiamo che il Papa era l’uomo
del Concilio, che aveva assimilato interiormente lo spirito e la lettera del
Concilio e con questi testi ci fa capire veramente cosa voleva e cosa non
voleva il Concilio. Ci aiuta ad essere veramente Chiesa del nostro tempo e del
tempo futuro”. [ 16 Ottobre 2005]
Purtroppo,
però, le insinuazioni, pur latenti, possono sortire effetti negativi, mentre
certe posizioni, di fatto marginali, se enfatizzate, possono alla fine, prevalere
nell’immaginario collettivo.
Negli
anni immediatamente successivi al 2005, infatti,
sia Vaticano II, inteso come pietra miliare della Chiesa sia il magistero conciliare di Giovanni Paolo II erano
oggetto di analisi e disquisizioni tese a negarne valore ed efficacia. Non
mancava chi, con una buona dose di ipocrisia, non negasse l’importanza
dell’assise voluta dal Beato Giovanni XXIII, ma ne contestasse l’attuazione.
Tale valutazione, dettata più da pregiudizio ed ignoranza, non teneva conto del
fatto che a Cracovia, per esempio, il Vaticano II era stato studiato ed attuato
grazie alle iniziative proposte dall’Episcopato e, in particolare dal Vescovo Wojtyla,
come testimoniato da una serie di iniziative e da un saggio oggi quanto mai attuale: “ Alle fonti del rinnovamento, studio
sull’attuazione del concilio Vaticano II”, lavoro purtroppo troppo poco
conosciuto negli ambienti cattolici italiani!! Nei nostri prossimi interventi
avremo modo di parlare di questo studio particolarmente significativo in
quanto, come scrive il Card. Ruini nell’introduzione, “ l’interpretazione wojtyliana del Vaticano II, quanto più si radica in
Cristo, tanto più invita a una grande e coraggiosa uscita dai discorsi
autoreferenziali, dal proprio orto e recinto”.
La
lunga premessa era necessaria, per comprendere l’eccezionalità di un’iniziativa
promossa dalla Pontificia Facoltà teologia di S. Bonaventura in collaborazione
con la Fondazione Internazionale Giovanni Paolo II: nei giorni 23 – 30 Ottobre
2008, a Roma si è tenuto un Convegno a cui hanno partecipato personalità di
primissimo spesso e di notevole valore che hanno illustrato ed analizzato,
sotto molteplici aspetti, il magistero e l’insegnamento di Giovanni Paolo II
alla luce dei documento del Concilio.
Qualcuno
di noi vi ha partecipato, avendo così la possibilità di vivere un’esperienza
veramente arricchente, oltre che speciale in quanto fondata su un vero senso di
comunione e amicizia capace di superare le barriere linguistiche e culturali..Chi
era presente ha potuto sperimentare anche la semplicità e la disponibilità dei
relatori pronti a interloquire con chiunque lo chiedesse e, questo, nonostante
la loro posizione..
I
vari relatori che si sono succeduti, hanno trattato tematiche particolarmente
importanti ed impegnative. Per esempio, il prof. Buttiglione ha affrontato il
rapporto della Chiesa con il mondo contemporaneo, soprattutto quello segnato
dall’Illuminismo e dal Post Modernismo. In tal senso ha dimostrato
quanto gli insegnamenti di Karol Wojtyla / Giovanni Paolo II siano radicati nel
Concilio; attraverso un attento excursus storico e filosofico, ha quindi
evidenziato come il Papa, autentico paladino della Libertà nella Verità, si sia assunto il compito di restituire alla
Chiesa la guida dei diritti umani in nome della dignità della persona umana.
Illuminanti
poi le allocuzioni tenute da illustri prelati e professori: Mons. Sanna, Padre
Giertych, teologo della Casa pontificia,la prof.ssa Tortorella, docente presso
la Facoltà teologica San Bonaventura, e infine il Cardinale Caffarra, hanno
messo in luce, secondo angolature diverse, in quale modo, nel magistero di
Giovanni Paolo II in rapporto al Vaticano II, si espliciti il tema della
dignità della persona. Per esempio: la vocazione della persona, la bioetica, la
donna, la famiglia sono solo alcuni degli aspetti trattati. Particolarmente
significative le sollecitazioni da parte di due autorevoli liturgisti: Mons. Pietro Marini, già maestro delle
celebrazioni pontificie, e il prof. Augè, nei nostri ambienti poco noto, ma
certamente uno dei più qualificato liturgisti a livelli internazionale. Entrambi
hanno di fatto sconfessato certi luoghi comuni relativi alle celebrazioni
presieduti dal Papa Giovanni Paolo II: hanno infatti dimostrato che il Papa, in
tale contesto, ha realizzato e, in un certo senso, portato a compimento, il
senso del rinnovamento liturgico voluto dal Papa Paolo VI e dal Concilio.
L’ampiezza
e la profondità del pensiero del Papa sono state delineate dal prof. Massimo
Borghesi che ha tracciato un profilo eccezionalmente puntuale circa il rapporto
fede – ragione, a partire dall’Enciclica Fide
set Ratio, pietra miliare per chi volesse avvicinarsi a tale fondamentale problematica.
Non è certo possibile menzionare tutti i relatori o una sintesi dei loro
interventi, ma è doveroso ricordare, almeno superficialmente, le conclusioni,
lasciate a personalità internazionali di notevolissimo spessore. Il prof.
Weigel, noto autore di monumentali biografie del Papa, il prof. Waldestein,
docente di teologia presso l’Internationales Teheologisches Istitut in Austria
e in Florida, hanno rilevato come Giovanni Paolo II, fedele alla scuola del
Concilio, abbia posto le basi per un nuovo umanesimo cristiano che, a partire da una visione cristologica e escatologica,
sviluppi e incarni un’antropologia fondata sulla Verità, la libertà e la dignità
dell’uomo. In un certo senso, questi ultimi relatori hanno evidenziato quanto
dirompente sia stato l’impatto del pensiero e, quindi, del magistero di
Giovanni Paolo II per la storia contemporanea.
Ciò
che abbiamo proposto è solo una sintesi,per altro molto superficiale, ma
sufficiente per dimostrare quale sia stato il ruolo del Papa Beato rispetto all’attuazione
del Concilio Vaticano II: non dimentichiamo che egli fu uno dei padri
conciliari offrendo il suo contributo per uno dei documenti più citati, la Gaudium et Spes, come dimostrato da
alcuni studi recenti portati avanti in particolare da don R. Skrzypezak che,
nella sua introduzione al libro “Karol Wojtyla al concilio Vaticano II così
si esprime: “ Karol Wojtyla, quale Padre del Concilio Vaticano II è tuttora
poco conosciuto…Papa Wojtyla era l’ultimo rimasto del gruppo dei Padri del
Concilio Vaticano II. Questo fatto, unitamente alla prova della santità di
vita, interviene in favore della sua incontrastata competenza nel formulare sul
Concilio un reale giudizio di valore, diversamente da altri esegeti cjhe lo
conoscono soltanto dai e testi e dalle relazioni…Nel pontificato di Giovanni
Paolo II si può vedere oggi una chiave ermeneutica, o meglio, un codice d’accesso
per un’oggettiva lettura e comprensione del messaggio conciliare in un preciso
momento della storia del cristianesimo e della sua missione nel mondo..”