Io credo tuttavia
che l’uomo soffra soprattutto per mancanza di visione.[ K. Wojtyla, Pensiero-strano spazio, Giacobbe ]
“Addio profondo
vecchio,
fatta di vertici
che tutti hanno veduto.
Erano spine che
entravano nell’anima
E diventavano
fiori.
Abbiamo perso il
cuore di Dio, il suo linguaggio:
eppure la sera
quando io dormo
sola
allungo la mano
verso di te.
E sei ancora lì
che palpiti,
e non vuoi e non
puoi morire”
Questi versi
sono tratti da una delle poesie scritte dalla più grande poetessa italiana
contemporanea, Alda Merini che ha voluto dedicare al grande Papa una delle sue
ultime raccolte poetiche.
E’ legittimo
chiederci che cosa unisse un Pontefice della Chiesa Cattolica ad una donna come
Alda Merini, così tormentata, così provata da anni di internamento in un
ospedale psichiatrico, spesso non compresa ed emarginata, eppure testimone di
una fede travagliata quanto profondamente intensa.
Ciò che univa
queste due grandiosi personalità era il loro essere poeti. Entrambi erano “
dotati” di quella facoltà considerata essenziale dal Grande Poeta Dante, in un certo
senso la più importante e decisiva, superiore anche qualità intellettuali;
parliamo della capacità di “visione” che appartiene solo ai poeti, a pochissimi
poeti: Dante, appunto, Shakespeare, Leopardi, Eliott, Milosz, Norwid. Costoro,
anche a distanza, instaurano un rapporto che oltrepassa il tempo e lo spazio e
unisce anime che il mondo considererebbe inconciliabili.. Tra i poeti,
infatti, si instaura un legame, una simbiosi spirituale che investe tutta
l’esistenza, nulla escludendo. In pratica, loro si “intendono” senza avere la pretesa,
in alcuni casi ipocritamente presuntuosa, di voler spiegare tutto a tutti.
La vicenda di
Alda Merini e Karol Wojtyla è in tal senso molto paradigmatica. Due personalità
diversissime, eppure legate da un filo sottile quanto indissolubile; la grande
poetessa, con tutto il suo tormentato e travagliato vissuto esistenziale, ha
saputo riconoscere in Giovanni Paolo II ciò che neppure i più esperti,
giornalisti e prelati, hanno saputo o voluto vedere.
Non bisogna
stupirci, perché i poeti appartengono ad un “ altro” mondo pur essendo così
ancorati a questo mondo, forse più di chiunque altro. Non vivono in un
Iperuranio perfetto, ma dentro la storia a tal punto che non temono di “
sporcarsi le mani”. E Alda Merini così come Karol Wojtyla si è “ sporcata le
mani”!!
Cella in cui dormiva S.Frate Alberto [ Pellegrinaggio in Polonia amicibrescianigpII] |
Il poeta, in
quanto “ visionario”, scorge la “la verità
della realtà più vera, più corposa e concreta” ( Claudio Magris, Corriere della
Sera), vede ciò che noi non vediamo, si eleva verso mete per noi
irraggiungibili e impensabili, si inabissa in profondità a noi oscure. In una
parola: “ vede” la vita nella sua più carnale concretezza e ne sente pulsare il
cuore vivo; “vede” e “ sente” l’abisso del Mistero che gli si svela come un’eterna
scoperta d’Amore anche nelle circostanze
più buie e drammatiche, dove l’uomo è l’essere ormai deformato dalla malattia mentale ( Alda Merini) o dalla crudeltà
della guerra ( Ungaretti, Luzi, lo stesso Karol Wojtyla).
Ma i poeti,
a cui è donata una tale facoltà, sono spesso creature fragili, sfacciatamente
umane, impudicamente attaccate alla vita, folli…e non sempre “presentabili”; la
loro figura appare quanto mai obsoleta,
infantile, se non stravagante, troppo lontana dai clichè ammantati di
erudizione e sobria eleganza, così di moda oggi. Le classifiche dei libri,
religiosi e non, lo dimostrano senza alcun ragionevole dubbio…nessuna raccolta
di poesie nei primi dieci.. A loro, ai poeti, il mondo contemporaneo infatti non
chiede le risposte capaci di risolvere problemi “ organizzativi” e pastorali,
non chiede “la parola che squadri da ogni lato/l’animo informe” (E. Montale, Ossi di seppia) e non chiede neppure
messaggi di ordine morale e spirituale: nell’era della logica, del calcolo,
dell’erudizione, delle tesi e contro tesi, della teologia e dell’esegesi, delle
forbite argomentazioni, i versi dei poeti possono sembrare un piacevole quanto
inutile passatempo. In quante Parrocchie, per esempio, si consiglia ai
fidanzati la lettura del dramma “ La bottega dell’orefice”? In Quante
parrocchie, per approfondire il tema della “ Carità” si propone agli adulti la
lettura de “ Il Fratello del nostro Dio”?
Ma, al di
là della moda corrente, l’uomo di oggi, più smarrito e confuso che mai, può
trovare solo nel “poeta visionario” le risposte ultime, quelle in grado
di rivelargli la verità sul mondo e su
se stesso. Lo aveva compreso bene Alda Merini che, con vero slancio profetico,
così parlava del Papa Beato Giovanni Paolo II:
“Giovanni Paolo II è stato come la primavera
del Cristianesimo, una ventata di energia e di amore. Era un poeta, ed essere
poeti è avere il potere del silenzio, perché la parola spesso è silenzio, e il
silenzio è la parola.
Anche se gli è venuta a mancare la voce, tutti
hanno sentito il suo grido evangelico; egli ha diffuso tra noi le parole non
dette che tutte le madri e le donne avrebbero voluto ascoltare”
Sì,
l’uomo, il mondo, la Chiesa stessa hanno
oggi più che mai bisogno del “ silenzio dei poeti”, la “ parola vera” che più
di ogni altra ha in sé la forza eloquente della Verità!!!