domenica 17 giugno 2012


Io credo tuttavia che l’uomo soffra soprattutto per mancanza di visione.[ K. Wojtyla, Pensiero-strano spazio, Giacobbe ]



“Addio profondo vecchio,
fatta di vertici che tutti hanno veduto.
Erano spine che entravano nell’anima
E diventavano fiori.
Abbiamo perso il cuore di Dio, il suo linguaggio:
eppure la sera
quando io dormo sola
allungo la mano verso di te.
E sei ancora lì che palpiti,
e non vuoi e non puoi morire”

Questi versi sono tratti da una delle poesie scritte dalla più grande poetessa italiana contemporanea, Alda Merini che ha voluto dedicare al grande Papa una delle sue ultime raccolte poetiche.

E’ legittimo chiederci che cosa unisse un Pontefice della Chiesa Cattolica ad una donna come Alda Merini, così tormentata, così provata da anni di internamento in un ospedale psichiatrico, spesso non compresa ed emarginata, eppure testimone di una fede travagliata quanto profondamente intensa.

Ciò che univa queste due grandiosi personalità era il loro essere poeti. Entrambi erano “ dotati” di quella facoltà considerata  essenziale dal Grande Poeta Dante, in un certo senso la più importante e decisiva, superiore anche qualità intellettuali; parliamo della capacità di “visione” che appartiene solo ai poeti, a pochissimi poeti: Dante, appunto, Shakespeare, Leopardi, Eliott, Milosz, Norwid. Costoro, anche a distanza, instaurano un rapporto che oltrepassa il tempo e lo spazio e unisce anime che il mondo considererebbe inconciliabili.. Tra i poeti, infatti, si instaura un legame, una simbiosi spirituale che investe tutta l’esistenza, nulla escludendo. In pratica, loro si “intendono” senza avere la pretesa, in alcuni casi ipocritamente presuntuosa, di voler spiegare tutto a tutti.
La vicenda di Alda Merini e Karol Wojtyla è in tal senso molto paradigmatica. Due personalità diversissime, eppure legate da un filo sottile quanto indissolubile; la grande poetessa, con tutto il suo tormentato e travagliato vissuto esistenziale, ha saputo riconoscere in Giovanni Paolo II ciò che neppure i più esperti, giornalisti e prelati, hanno saputo o voluto vedere.

Non bisogna stupirci, perché i poeti appartengono ad un “ altro” mondo pur essendo così ancorati a questo mondo, forse più di chiunque altro. Non vivono in un Iperuranio perfetto, ma dentro la storia a tal punto che non temono di “ sporcarsi le mani”. E Alda Merini così come Karol Wojtyla si è “ sporcata le mani”!!

Cella in cui dormiva S.Frate Alberto
 [ Pellegrinaggio in Polonia amicibrescianigpII]
Il poeta, in quanto “ visionario”, scorge la “la verità della realtà più vera, più corposa e concreta” ( Claudio Magris, Corriere della Sera), vede ciò che noi non vediamo, si eleva verso mete per noi irraggiungibili e impensabili, si inabissa in profondità a noi oscure. In una parola: “ vede” la vita nella sua più carnale concretezza e ne sente pulsare il cuore vivo; “vede” e “ sente” l’abisso del  Mistero che gli si svela come un’eterna scoperta  d’Amore anche nelle circostanze più buie e drammatiche, dove l’uomo è l’essere ormai deformato dalla malattia mentale ( Alda Merini) o dalla crudeltà della guerra ( Ungaretti, Luzi, lo stesso Karol Wojtyla).

Ma i poeti, a cui è donata una tale facoltà, sono spesso creature fragili, sfacciatamente umane, impudicamente attaccate alla vita, folli…e non sempre “presentabili”; la loro figura  appare quanto mai obsoleta, infantile, se non stravagante, troppo lontana dai clichè ammantati di erudizione e sobria eleganza, così di moda oggi. Le classifiche dei libri, religiosi e non, lo dimostrano senza alcun ragionevole dubbio…nessuna raccolta di poesie nei primi dieci.. A loro, ai poeti, il mondo contemporaneo infatti non chiede le risposte capaci di risolvere problemi “ organizzativi” e pastorali, non chiede “la parola che squadri da ogni lato/l’animo informe” (E. Montale, Ossi di seppia) e non chiede neppure messaggi di ordine morale e spirituale: nell’era della logica, del calcolo, dell’erudizione, delle tesi e contro tesi, della teologia e dell’esegesi, delle forbite argomentazioni, i versi dei poeti possono sembrare un piacevole quanto inutile passatempo. In quante Parrocchie, per esempio, si consiglia ai fidanzati la lettura del dramma “ La bottega dell’orefice”? In Quante parrocchie, per approfondire il tema della “ Carità” si propone agli adulti la lettura de “ Il Fratello del nostro Dio”?

Ma, al di là della moda corrente, l’uomo di oggi, più smarrito e confuso che mai, può trovare solo nel “poeta visionario” le risposte ultime, quelle in grado di rivelargli  la verità sul mondo e su se stesso. Lo aveva compreso bene Alda Merini che, con vero slancio profetico, così parlava del Papa Beato Giovanni Paolo II:

Giovanni Paolo II è stato come la primavera del Cristianesimo, una ventata di energia e di amore. Era un poeta, ed essere poeti è avere il potere del silenzio, perché la parola spesso è silenzio, e il silenzio è la parola.
Anche se gli è venuta a mancare la voce, tutti hanno sentito il suo grido evangelico; egli ha diffuso tra noi le parole non dette che tutte le madri e le donne avrebbero voluto ascoltare

Sì, l’uomo, il  mondo, la Chiesa stessa hanno oggi più che mai bisogno del “ silenzio dei poeti”, la “ parola vera” che più di ogni altra ha in sé la forza eloquente della Verità!!!