giovedì 28 giugno 2012


Giovanni il Battista tra umiltà e furore

In questi anni si ricorre spesso ad aggettivi quali “ mite” e “ umile” per indicare una personalità dall’alto profilo morale e spirituale. E’ legittimo subito porsi una domanda:  che cosa si intende oggi per “ mitezza”e “ umiltà”? Secondo l’opinione corrente, umile e mite è colui che, nei modi e nello stile, assume atteggiamenti sobri, controllati, mai eccessivi. Costui non alza mai la voce, non varia la tonalità del timbro, se non in casi eccezionali e, per lo più, calcolati; non “ batte i pugni sul tavolo” ,  non manifesta mai la propria indignazione o il proprio pensiero con  improvvisi moti di impeto e ardore, mentre mantiene sempre,  anche nei momenti più gravi, un portamento attento, lineare e misurato. In tutto ciò si può cogliere una chiara e precisa visione:  da una parte si nega  forza evocativa ad ogni segno che non sia la parola, la parola filologicamente rigorosa ed esaustiva, dall’altra si identifica il “bene” con tutto ciò che non ecceda oltre certi limiti. La sobrietà dei modi, delle forme, degli stili diventa così sinonimo di mitezza e umiltà.

Le cosa stanno veramente in questi termini?

Giovanni Paolo II, attraverso la figura di Giovanni il Precursore,  ci aiuta a comprendere che cosa siano veramente l’umiltà e la mitezza, virtù fondamentali non solo per il cristiano.

Il Battista, ricordava il beato Giovanni Paolo II, era un uomo di straordinario impeto profetico, animato da quella vera audacia che non lo fermava davanti al male e al peccato, da lui denunciati con vigore e forza uniche. Egli “interpellava gli uomini nel loro intimo,  li scuoteva nelle loro certezze e li trasformava, li strappava dalla superficialità di un atteggiamento materialistico puramente terreno”. [ Omelia presso Istituto Teutonico S.Maria dell’Anima, 24 Giugno 1990] E faceva tutto questo non mediante sottili e sofistiche argomentazione, ma con l’audacia del suo fervore, della sua forza, persino talvolta violenta e irruenta, segno di una radicalità estrema: dava scandalo per i suoi modi, per il suo grido, per la sua ira, ira profetica, appunto. Forse noi oggi faremmo fatica a riconoscere in Giovanni un uomo umile  mite!!
Wawel, [pellegrinaggio amicibrescianiGPII]
 Eppure, spiega il Papa, Egli era consapevole di essere “solo colui che indicava la via verso il Regno di Dio”: era, usando un efficacissima immagine di Giovanni Paolo II,  come una “diapositiva  sulla quale sono indicati un nome e una verità. Resta oscura finché una fonte luminosa non viene accesa dietro ad essa”.  Giovanni il Battista”, nel suo farsi “ diapositiva”, ha testimoniato quindi l’unica strada attraverso cui è possibile vedere  Gesù, la Luce di Dio; questa strada è l’umiltà, quella vera, quella che rifugge da idealizzazione o banalizzazione della stessa sobrietà, così spesso oggi invocata.  L’umiltà, infatti, non è una questione di stile, né tanto meno di portamento, è qualcosa d’altro, di totalmente altro. E’” riconoscere la volontà di Dio”, affidarsi al Suo Amore in cui è rivelata la Verità di noi stessi e del nostro essere dentro la storia. 

 Come sempre ricordava il Grande Papa, “questo richiede da noi umiltà e la consapevolezza che l’uomo non possiede la misura di tutte le cose. L’uomo, da solo, non può nulla, ma in Dio tutto può.  IL Battista viveva tutto questo nella sua carne, dentro i suoi” scatti” impetuosi e “fuoriosi”

 Purtroppo , nella nostra supponenza, talvolta ammantata  ipocritamente di stili sobri, “ Cediamo troppo facilmente alla convinzione che tutto possa essere fatto, il cielo come la terra, anzi l’uomo stesso, sempre secondo la nostra propria immagine e somiglianza”.  Incapaci di volgere lo sguardo verso la Luce, incapaci di “ fare un passo indietro” e di ammettere la nostra impotenza,  ci sentiamo i depositari della verità,  il metro di ogni pensiero, di ogni morale e di ogni diritto,mentre non ci rendiamo conto che “ tutti possiamo sperimentare nella vita la potenza e la bontà di Dio, quando abbiamo fiducia in lui e ci sforziamo seriamente di compiere la sua volontà”.
Pieni di noi stessi, anche quando siamo misurati e controllati,  non ci accorgiamo quanto  “La grandezza umana sia niente in confronto alla piccolezza che è chiamata a partecipare della grandezza e della santità di Dio”.

Già nel 1990, il Papa, con la propria solo dei profeti, constatava il livello di disumanità a cui era giunto l’uomo contemporaneo  incapace di  autentico “ atteggiamento di umiltà”. ( cfr Omelia Istituto Teutonico, 24 Giugno 1990)

I profeti spesso “ gridano nel deserto ” , gridano veramente,  animati da un fuoco incontenibile e spesso incomprensibile ai più; in loro è riconoscibile quell’ira che, come dice il protagonista de “ Fratello del nostro Dio”, deve solo essere educata, quando è giusta ,per “ fare in modo che maturi e si manifesti come potenza creativa”. E proprio dentro questa loro forza debordante, frastornante rivelano a noi, umanità “ sobria, ma smarrita” del XXI secolo la vera essenza dell’umiltà: appartenete totalmente a Dio, mettersi in Lui , vivere di Lui.
Il grido di Giovanni Paolo II nella Valle dei templi, i suoi occhi “ infuocati” in America Latina, la sua voce forte e vigorosa tra i giovani, i suoi gesti dirompenti e smisurati di fronte ad ogni creatura umana, fosse anche un ex prostituta o il proprio attentatore,  non erano altro che segno di un Amore che non poteva essere racchiuso dentro forme stereotipate e misurate. Questa è la vera umiltà di cuore, questa è la vera mitezza di spirito!!