domenica 26 agosto 2012

Czestochowa 1


Un’esperienza indimenticabile!!


Czestochowa, Madonna di Jasna Gora 
[ Pellegrinaggio amicibrescianiGPII, 26 Agosto 2010]
Quando il 26 agosto del 2010, in un sera d’estate piuttosto piovosa, siamo giunti a Czestochowa, avevamo ancora negli occhi e nella mente, ma soprattutto nel cuore,le struggenti e devastanti immagini di morte, testimonianza lacerante dell’annientamento totale dell’uomo da parte di un altro uomo. Ad Auschwitz, solo poche ore prima, le fredde pietre degli edifici, il filo spinato che circonda il campo di sterminio, quella quantità impressionante di capelli tagliati, di borse, occhialli…per non parlare degli abitini e delle scarpine dei bambini o della “macchina infernale” dei forni crematori, tutto questo si stagliava davanti a noi come prova viva dell’abisso del male, del Mysterium iniquitatis che, in un certo senso, solo Auschwitz può rendere  tangibile.
Czestochowa, Madonna di Jasna Gora 
[ Pellegrinaggio amicibrescianiGPII, 26 Agosto 2010]
Quella sera del 26 agosto, come scritto in un disegno insondabile, veniva offerta a noi la possibilità di visitare un luogo di grazia, di contemplare non un’immagine  morte, ma l’ Icona di luce, di fede, di speranza, segno vivo di un Abisso di Bene promesso all’umanità “qui ed ora”. Nello scorgere le mura del Santuario e il campanile della Chiesa, fummo assaliti da una profonda commozione e da una immensa gratitudine a Dio: mai avremmo immaginato di poter pregare nel Santuario della Madonna di Jasna Gora ( Chiaro Monte, “Monte della Luce”) proprio nel giorno della sua festa. Erano ormai le ore 22.00 ca.,  ma, nonostante la stanchezza, ci recammo subito in Chiesa, dove trovammo ancora numerosi pellegrini che, inginocchiati sul ruvido pavimento, pregavano volgendo lo sguardo al quadro della Madonna collocato all’interno di una angusta cappella: uomini, donne, bambini, anziani e giovani con lo scapolare, percorrevano in ginocchio il perimetro che conduceva innanzi alla Sacra Effige. Parte di loro si sarebbero si sarebbero soffermati in preghiera per tutta la notte. Già tutto ciò aveva in sé qualcosa di straordinario, ma colpì moltissimo l’atteggiamento di tutti costoro, giovani compresi: era evidente che non erano lì per obbedire a qualcuno, per espletare un precetto liturgico o per rispettare una tradizione popolare. No, in loro vi era il desiderio profondo ed urgente di  entrare in dialogo con la Madre, proprio come faceva il loro “padre”.Gli sguardi protesi verso di Lei dicevano proprio questo, parlavano di un legame personale che ognuno intratteneva con la  “ Regina”, con quella Madre che sempre ha protetto e proteggerà i suoi “ figli”. Non si può spiegare diversamente l’immediatezza di una preghiera che nasceva direttamente dal cuore dei “figli”, una preghiera semplice e profonda, spontanea eppure vertiginosa per intensità spirituale. Uno scambio di sguardi tra ognuno di loro e Lei: questo accadeva davanti ai nostri occhi, stanchi, ma finalmente lieti.
Entrammo in Chiesa e ci inginocchiammo: i nostri occhi subito hanno cercato il quadro della Madonna; un brivido ci corse lungo il corpo, segno di un’emozione e di una commozione indescrivibili, quando il nostro sguardo si posò sull’immagine della Madonna Nera, tanto cara al popolo polacco e così decisiva per la loro storia. In quel momento, attratti dal volto così umano e così trascendente della Madre e dalla tenerezza divina del Figlio, ci siamo sentiti abbracciati da un vortice che non è esagerato definire misterioso. Vivevamo in una dimensione nuova, non facilmente esprimibile a parole: improvvisamente e misteriosamente, percepivano naturale rivolgerci a Lei, “ dialogare” con Lei, confidare a Lei i nostri turbamenti, le nostre preoccupazioni, le nostre aspirazioni. Era bello  contemplarLa. Una letizia pervadeva il nostro cuore; sembrava quasi che i nostri problemi, le nostre delusioni, le nostre ansie assumessero un valore nuovo: avevamo meno paura!! .Allora capimmo il senso di quel “ Non abbiate paura” pronunciato con vigore molti anni prima; capimmo quale ne fosse la forza e l’origine.
Maria e il Figlio erano  “ vestiti a festa”: indossavano entrambi le due corone che il Papa volle donare loro prima di morire, perché l’ultimo pensiero doveva essere rivolto a Colei che, per tutta la vita, lo aveva accompagnato e protetto e che presto lo avrebbe presentato al Padre.  Il pensiero di un figlio è sempre rivolto alla Madre, soprattutto nel momento più alto dell’esistenza!!
I nostri occhi si sono imbattuti poi in una in un pezzo di stoffa che presentava una macchia di sangue. La fascia indossata dal Papa il 13 Maggio 1981 è accanto a Maria come segno di una figliolanza che ha raggiunto il suo vertice nell’ora più tragica e dolorosa. I Polacchi che giungono da ogni parte del Paese, spesso a piedi, possono così incontrarsi con Maria, rivolgersi a Lei, pregare Lei perché li conduca a Dio, ma possono anche, contemporaneamente, far memoria del padre che li ha guidati su questa terra e continua a intercedere per loro dal Cielo. Una Grazia immensa e, in un certo senso unica, per un popolo che ha tanto sofferto nel corso della sua storia!!