domenica 1 luglio 2012


Un Paese, un pallone, un Papa Beato

Stasera, come molti sanno, si gioca la partita finale del Campionato Europeo. E’ vero, l’incontro si svolgerà a Kiev, ma è altrettanto vero che il “ quartiere generale” della squadra italiana è stata la città di Cracovia. Ovviamente non vi è alcun rapporto di causalità tra le vittorie conseguite dai nostri atleti (soprattutto contro la Germania!!) e la città polacca  è chiaro; tuttavia non possiamo non riflettere su alcuni aspetti importanti.
Cracovia

Cracovia, si sa, è in qualche modo “ antonomasia” di Giovanni Paolo II, così come un po’ tutta la Polonia e, come tutto il Paese, vive di una intensa storia religiosa, testimoniata dalle numerose Chiese, dai Santuari, dalle stesse vie.
Tra la città sulle rive della Vistola e il “suo” Vescovo vi è sempre stato un legame “ simbiotico” fondato proprio su quello spirito profondamente religioso che ha plasmato l’identità polacca,anche in termini di appartenenza alla Patria. A tal riguardo, sarebbe utile rileggere parte dell’Omelia pronunciata da Mons. Wojtyla al momento del suo ingresso  nella Cattedrale del Wawel come Arcivescovo Metropolita. In tale circostanza, il futuro Papa con tutto il suo ardore confidò di essere “ stato generato dalla Madre Santa Chiesa di Cracovia”; per tutta la sua vita, anche una volta eletto Papa, mai scinderà i legami con la città polacca, non cesserà mai di essere “ cracoviense”!!
A Varsavia sono state disputate invece importanti partite di qualificazione. La capitale polacca, ricca di storia, spesso tragica e drammatica, è diventata il simbolo di un nuovo inizio, quello che avrebbe aperto la strada alla Caduta dei regimi dittatoriale dell’Est. Le parole risuonate nella Piazza della Vittoria, alte e solenni nella loro forza profetica, non solo fecero tremare i leader politici polacchi e sovietici, ma ispirarono e incoraggiarono un intero popolo che continuò la sua lotta con ancor maggior vigore e convinzione.
Danzica, altra città sede del Campionato Europeo, sarebbe poi stata protagonista delle manifestazioni pacifiche di uomini e donne che lottavano anche, e soprattutto, con l’arma potente della preghiera. Sui cancelli delle fabbriche non vi erano vessilli ideologici, ma il ritratto della Madonna e del loro “ grande padre e amico” Giovanni Paolo II. Allora, chi avrebbe mai potuto immaginare che in queste città si sarebbero svolti i campionati Europei? Evidentemente i piani di Dio sovrastano di gran lunga i pur acuti e studiati piani umani.

Se da una parte il legame tra Cracovia e Giovanni Paolo II è evidente, d’altra parte non si può negare che vi sia un nesso tra il Papa beato e il calcio. Come è noto, il Papa, fin da giovane giocava a calcio e, una volta ordinato sacerdote, non ha rinunciato a tirare qualche pallone con i suoi giovani amici o confratelli. Le foto lo dimostrano. E’ anche noto che Karol Wojtyla, durante le partite tra ragazzi, giocasse spesso nella squadra composta dai coetanei ebrei: già allora il futuro Papa viveva ciò che, decenni dopo, avrebbe insegnato al mondo, anche a quello dello sport. In occasione del Giubileo dello sportivo auspicherà infatti uno sport che tuteli i deboli e non escluda nessuno, che liberi i giovani dalle insidie dell'apatia e dell'indifferenza,  e  susciti  in  loro  un  sano  agonismo;  uno sport  che  sia  fattore  di  emancipazione  dei  Paesi  più  poveri ed aiuto a cancellare l'intolleranza e a costruire un mondo più fraterno  e  solidale.
Giovanni Paolo II amava lo sport, anche il calcio, e rispettava gli atleti, che ricambiavano l’affetto e l’amicizia da parte di chi aveva conosciuto “ dal di dentro” l’attività sportiva.  Il papa, del resto, era portatore di una visione integrale dell’uomo chiamato a “realizzare un'armonica e coerente unità di corpo e di anima”.  Lo sport, quindi, può essere letto come “ dono di Dio” in cui l'uomo esercita il corpo, l'intelligenza, la volontà, riconoscendo in queste sue capacità altrettanti doni del suo Creatore [Giubileo dello Sportivo, 2000].
Vivere la finale di un Campionato Europeo con questo spirito, significa avere la consapevolezza che anche una partita di calcio, un successo, una coppa alzata sono nulla, valgono nulla se non si riconosce la che  è Cristo il vero atleta di Dio cfr. Ibidem]
Facciamo nostre le invocazioni di   una  bellissima preghiera che il papa ha voluto donare agli sportivi nel giorno del loro “ Giubileo”: stasera siano di monito, di conforto, di sostegno, per gli atleti, ma anche per tutti i tifosi


“Anche chi, come l'atleta, è nel pieno delle sue forze, riconosce che senza di Te, o Cristo, è interiormente come cieco, incapace cioè di conoscere la piena verità, di comprendere il senso profondo della vita, specialmente di fronte alle tenebre del male e della morte. Anche il più grande campione, davanti alle domande fondamentali dell'esistenza, si scopre indifeso ed ha bisogno della tua luce per vincere le sfide impegnative che un essere umano è chiamato ad affrontare.
Signore Gesù Cristo, aiuta questi atleti ad essere tuoi amici e testimoni del tuo amore. Aiutali a porre nell'ascesi personale lo stesso impegno che mettono nello sport; aiutali a realizzare un'armonica e coerente unità di corpo e di anima.
Possano essere, per quanti li ammirano, validi modelli da imitare. Aiutali ad essere sempre atleti dello spirito, per ottenere il tuo inestimabile premio: una corona che non appassisce e che dura in eterno. Amen!”