La vittoria dello Sport
Il post di oggi è
sicuramente non in linea con i consueti temi, ma ci piace commentare l’esito
della partita finale del Campionato europeo.
Ha vinto la Spagna,
come tutti sanno, ma la nostra squadra non ha certo dimostrato minori qualità, anzi. Bravi a
tutti i giocatori, anche se, è inutile negarlo, gli Iberici, sotto il profilo
calcistico, appartengono ad un altro pianeta o, forse no!!
Due considerazioni
molto brevi da parte di chi non si intende di sport.
Noi crediamo che gli
atleti in campo, tutti, nessuno escluso, abbiano in qualche modo dato prova di
una grande sportività dimostrando quei valori che il Beato Giovanni Paolo II
attribuiva anche all’attività agonistica: la fatica, lo spirito di sacrificio, l’umiltà, l’amore
per la “ maglia”, quindi per la Patria, la capacità di gioire e di soffrire,
nella vittoria e nella sconfitta e, non ultimo, il rispetto per l’avversario. A
tal proposito segnaliamo un episodio, sfuggito ai più. I 90’ erano già trascorsi, le squadre stavano
giocando i pochissimi minuti del cosiddetto “ recupero”, quando il portiere
spagnolo si è avvicinato ad un arbitro per invitarlo a decretare la conclusione
della gara per rispetto nei confronti degli Italiani. Il campione, vedendo quanto
gli avversari erano stanchi e frustrati, non voleva che si infierisse
ulteriormente: anche nello sport è importante e fondamentale rispettare la
dignità dello sconfitto. Gli stessi vincitori
hanno accompagnato con un lungo applauso i loro avversari che ricevevano
la medaglia da M. Platini. Una bella pagina di sport!!
I giocatori che, a
Madrid, scendevano dall’aereo non avevano certo l’atteggiamento di chi, solo
poche ore prima, era entrato nella “ leggenda”, se pur solo sportiva:
sembravano ragazzi al ritorno da un campionato di terza, quarta categoria.
Molta semplicità e sobrietà, nessun atteggiamento da “ divi.
La sera, poi, è
stato un tripudio di allegria, di vera e sana allegria. La gioia dei Campioni
era bella, pulita, spontanea proprio
come quella dei bambini: giocavano, ballavano, cantavano, scherzavano tra di
loro, si divertivano e facevano divertire le centinaia di migliaia di tifosi
convenuti nella Piazza principale di Madrid. E poi colpiva moltissimo
l’amicizia, sì l’amicizia. Si vedeva benissimo che tra di loro vi erano un
legame vero, profondo, sincero, una stima autentica e una condivisione
dell’obiettivo, quindi della fatica e della gioia. Nessuno di loro primeggiava,
mentre il giocatore migliore del torneo faceva festa con i compagni lontano da
ogni smania di protagonismo..anzi..Grazie alla televisione spagnola, abbiamo
potuto ammirare quindi non tanto dei grandi campioni ma degli amici che non
avevano paura di manifestare i loro sentimenti, la loro gratitudine reciproca con
slanci di affetto tipici del
temperamento iberico. Del resto, secondo gli stessi esperti, proprio l’unità è
il segreto di questa squadra in cui ogni giocatore si mette completamente al
servizio del gruppo.
Ecco quello che
rimarrà del Campionato Europeo: lo sguardo sereno, gioioso, felici di chi sa
bene che, in fondo, si è trattato solo di una partita, di un gioco, nulla di più.
Uno di loro, pochi giorni prima della fase finale, aveva dichiarato
“ Una perdita non è mai un fallimento. Non
mi importa di perdere, sono preoccupato di lasciare la partita con la
sensazione di non aver provato e ciò, in questa squadra, so che non accadrà….Anche
nella sconfitta può esserci fierezza”. E questo vale per tutto e per tutti.
Forse, non è un
caso che uno dei Campionati europei più intensi per emozioni e per spirito
sportiva si sia svolto in Polonia e in Ucraina!!