Vacanze umane, vacanze cristiane
Per molti sono
iniziate le vacanze che rappresentano una momentaneo pausa dagli impegni
quotidiani, siano questi lavorativi oppure scolastici. Da più parti vengono
elargiti consigli per vivere una bella e riposante vacanza.
Zakopane, [pellegrinaggio amicibrescianigpii] |
I nostri sacerdoti,
giustamente, ci invitano poi a trascorrere queste giornate di relax come
occasione per rinvigorire lo spirito, magari attraverso la lettura e la
preghiera, recuperando quel valore del silenzio e della contemplazioni così
difficili da sperimentare in altre contesti. Tutto vero. Ci piace però
guardare al modo in cui il beato Giovani
Paolo II trascorreva le sue vacanze.. Al riguardo molto è stato scritto, mentre
numerose sono le testimonianze; preziosissime anche le immagini di notevole impatto
comunicativo.
E’ bello che un
sacerdote accetti il “ rischio” per godere della fioritura di una pianta in
compagnia di giovani amici…Ha dell’incredibile, ma forse ha anche un valore
immenso sotto il profili educativo!!!
Divenuto Arcivescovo, Mons
Wojtyla ha continuato a frequentare quei giovani, divenuti nel frattempo adulti;
ma a loro, nel corso degli anni si sono aggiunte nuove persone che hanno così
esteso l’esperienza dell’” ambiente”.
Dalla lettura delle
testimonianze di quanti parteciparono
all’esperienza della vacanza, possiamo dedurre con chiarezza alcuni aspetti
assai interessanti e innovativi per la Polonia del pre – concilio ( solo per la
Polonia???).
Le vacanze prevedevano
gite tra i boschi, escursioni in
montagna, spedizioni in kajak; nella
maggior parte dei casi tutti, con zaino in spalla, trascorrevano alcuni giorni
all’aria aperta, in mezzo alla natura, e dormivano sotto le tende o in bivacchi
di fortuna. I canti intorno al falò o giochi come la partita tra sposati e
scapoli, a cui partecipava anche don Karol, allietavano alcuni momenti rimasti fissati nella memoria dei presenti, in particolare del futuro Papa.
Chi ha avuto la
possibilità di osservare alcune fotografia, non può non aver notato il clima
estremamente rilassato e spontaneo, in un certo senso, di grande familiarità
fra tutti i componenti del gruppo. Qualcuno oggi potrebbe scandalizzarsi
scorgendo un sacerdote, un Vescovo
seduto a terra con le gambe incrociate, con una bandana in testa, con i calzoncini
corti….eppure tale immagine esprime la forza e la bellezza del Cristianesimo
più di quanto possano fare certi timorosi formalismi, anche clericali!!!
La vacanze non era
un campo – scuola, dove tutto è in qualche modo organizzato e pianificato, al
fine di raggiungere determinati obiettivi educativi e pastorali; in un certo senso non vi era un responsabile " ufficiale". In realtà, infatti, era la
semplice iniziativa di un gruppo di giovani - adulti a cui partecipava un
sacerdote che amava condividere il tempo del riposo con i suoi amici e, come
loro, amava camminare, ammirare la natura, dormire e mangiare all’aria aperta,
cantare intorno al fuoco, attraversare i fiumi con un kajak. Se non era un
campo scuola, era però una “ scuola di vita”. I giovani potevano confrontarsi
tra di loro, parlare di tutto, veramente di tutto, con il sacerdote che, fatto non scontato neppure oggi, offriva
a tutti “la possibilità di colloqui individuali durante l’escursione per via
fluviale o a piedi in montagna”; per
altro,in tal modo Egli ha preservato i
suoi amici “dalla possibile invidia dell’uno per l’altro”. (da “L’amore e la sua regola”,Danuta Ciesielscy), pericolo non impossibile laddove, pur inconsapevolmente, si creano, nei rapporti tra laici e religiosi, dinamiche che tendono ad escludere più che ad includere.
Proprio in un
contesto di questo tipo, i giovani hanno avuto la possibilità di formare ed
educare la loro fede, la loro umanità, la loro capacità di relazione; non solo,
hanno avuto l’opportunità di aprire e sviluppare la loro intelligenza anche per
le sfide difficilissime che avrebbero dovuto affrontare, soprattutto quella per
la libertà. E tutto questo accadeva anche grazie alla presenza di un uomo che stava veramente con i suoi: egli con il
“ suo stare”, prima ancora che con discorsi, ha insegnato come vivere, come
divertirsi, quindi, come dare un senso ad ogni istante dell’esistenza, comprese
le vacanza divenute, per lui e per i suoi amici, un modo speciale di esaltare la gloria di Dio.
Scriverà Wanda Poltwaska “ il nostro soggiorno
qui non è stato nient’altro che la diffusione del
regno di Dio in noi”. E non poteva essere diversamente per chi aveva la grazia di poter
vedere con i suoi occhi che “Don Karol
Wojtyla cammina sì per le montagne, ma direi che piuttosto le contemplava. Man
mano che camminavamo insieme diventava chiaro il fatto che per lui quelle gite
erano un unico grande inno di lode in onore del suo Creatore . Il suo sguardo
assorto, pieno di ammirazione per la bellezza della natura, era lo sguardo
fisso sul Creatore. Ogni suo passo era una preghiera”…..Qui troviamo
sintetizzata la grande e solida “teologia della vacanza”che nessun studio,
nessun discorso potrà mai spiegare con altrettanta efficacia e profondità in
quanto espressione di una vita veramente e integralmente vissuta nella certezza
che “Cristo non ci
strappa da noi stessi. Cristo non annulla nessuno di noi.”( Esercizi
Spirituali ai giovani, 1962).