mercoledì 11 luglio 2012


Vacanze umane, vacanze cristiane

Per molti sono iniziate le vacanze che rappresentano una momentaneo pausa dagli impegni quotidiani, siano questi lavorativi oppure scolastici. Da più parti vengono elargiti consigli per vivere una bella e riposante vacanza.
Zakopane, [pellegrinaggio amicibrescianigpii]
I nostri sacerdoti, giustamente, ci invitano poi a trascorrere queste giornate di relax come occasione per rinvigorire lo spirito, magari attraverso la lettura e la preghiera, recuperando quel valore del silenzio e della contemplazioni così difficili da sperimentare in altre contesti. Tutto vero. Ci piace però guardare  al modo in cui il beato Giovani Paolo II trascorreva le sue vacanze.. Al riguardo molto è stato scritto, mentre numerose sono le testimonianze; preziosissime anche le immagini di notevole impatto comunicativo.
Fin dagli anni ‘50, don Karol Wojtyla amava trascorrere alcuni giorni di vacanza  con i suoi giovani amici che facevano parte di un gruppo denominato Srodowisko ( ambiente).  A tal riguardo è noto un episodio che dice molto dell’audacia pastorale del futuro Papa. Così racconta Danuta Rybicka: “ Nella primavera del 1952 decidemmo di andare con tutta la combriccola a Zakopane, per vedere gli zafferani in fioritura. Tuttavia, alla stazione sapemmo che i ragazzi non avrebbero potuto accompagnarci. Il Prete, don Karol, vedendo le nostre facce tristi, prende una decisione coraggiosa, e cioè di partire soltanto con le ragazze..In queste condizioni non sappiamo come rivolgerci al sacerdote, per non provocare scandalo: infatti è vestito in “ borghese”, e all’epoca sarebbe già bastato questo come motivo di scandalo…..allora chiesi al prete il permesso di poterlo chiamare “zio” [ Wujek] “ Bisogna aggiungere che nella Polonia di allora era proibito organizzare attività pastorali in ambienti pubblici e al di fuori del controllo dello Stato...Una semplice gita di un sacerdote con i suoi ragazzi poteva essere motivo di denuncia presso le autorità.

E’ bello che un sacerdote accetti il “ rischio” per godere della fioritura di una pianta in compagnia di giovani amici…Ha dell’incredibile, ma forse ha anche un valore immenso sotto il profili educativo!!!
Divenuto Arcivescovo, Mons Wojtyla ha continuato a frequentare quei giovani, divenuti nel frattempo adulti; ma a loro, nel corso degli anni si sono aggiunte nuove persone che hanno così esteso l’esperienza dell’” ambiente”.
Dalla lettura delle testimonianze di quanti  parteciparono all’esperienza della vacanza, possiamo dedurre con chiarezza alcuni aspetti assai interessanti e innovativi per la Polonia del pre – concilio ( solo per la Polonia???).

Le vacanze prevedevano gite tra i boschi,  escursioni in montagna,  spedizioni in kajak; nella maggior parte dei casi tutti, con zaino in spalla, trascorrevano alcuni giorni all’aria aperta, in mezzo alla natura, e dormivano sotto le tende o in bivacchi di fortuna. I canti intorno al falò o giochi come la partita tra sposati e scapoli, a cui partecipava anche don Karol, allietavano alcuni momenti rimasti fissati nella memoria dei presenti, in particolare del futuro Papa.


Chi ha avuto la possibilità di osservare alcune fotografia, non può non aver notato il clima estremamente rilassato e spontaneo, in un certo senso, di grande familiarità fra tutti i componenti del gruppo. Qualcuno oggi potrebbe scandalizzarsi scorgendo un sacerdote, un  Vescovo seduto a terra con le gambe incrociate, con una bandana in testa, con i calzoncini corti….eppure tale immagine esprime la forza e la bellezza del Cristianesimo più di quanto possano fare certi timorosi formalismi, anche clericali!!!

La vacanze non era un campo – scuola, dove tutto è in qualche modo organizzato e pianificato, al fine di raggiungere determinati obiettivi educativi e pastorali; in un certo senso non vi era un responsabile " ufficiale". In realtà, infatti, era la semplice iniziativa di un gruppo di giovani - adulti a cui partecipava un sacerdote che amava condividere il tempo del riposo con i suoi amici e, come loro, amava camminare, ammirare la natura, dormire e mangiare all’aria aperta, cantare intorno al fuoco, attraversare i fiumi con un kajak. Se non era un campo scuola, era però una “ scuola di vita”. I giovani potevano confrontarsi tra di loro, parlare di tutto, veramente di tutto, con il sacerdote che, fatto non scontato neppure oggi, offriva a tutti “la possibilità di colloqui individuali durante l’escursione per via fluviale o a piedi in montagna”; per altro,in tal modo Egli ha  preservato i suoi amici “dalla possibile invidia dell’uno per l’altro”. (da  “L’amore e la sua regola”,Danuta Ciesielscy), pericolo non impossibile laddove, pur inconsapevolmente, si creano, nei rapporti tra laici e religiosi, dinamiche che tendono ad escludere più che ad includere.
Proprio in un contesto di questo tipo, i giovani hanno avuto la possibilità di formare ed educare la loro fede, la loro umanità, la loro capacità di relazione; non solo, hanno avuto l’opportunità di aprire e sviluppare la loro intelligenza anche per le sfide difficilissime che avrebbero dovuto affrontare, soprattutto quella per la libertà. E tutto questo accadeva anche grazie alla presenza di un uomo che stava veramente con i suoi: egli con il “ suo stare”, prima ancora che con discorsi, ha insegnato come vivere, come divertirsi, quindi, come dare un senso ad ogni istante dell’esistenza, comprese le vacanza divenute, per lui e per i suoi amici,  un modo speciale di esaltare la gloria di Dio.
 Scriverà Wanda Poltwaska “ il nostro soggiorno qui non è stato nient’altro che la diffusione del regno di Dio in noi”. E non poteva essere diversamente per chi aveva la grazia di poter vedere con i suoi occhi che “Don Karol Wojtyla cammina sì per le montagne, ma direi che piuttosto le contemplava. Man mano che camminavamo insieme diventava chiaro il fatto che per lui quelle gite erano un unico grande inno di lode in onore del suo Creatore . Il suo sguardo assorto, pieno di ammirazione per la bellezza della natura, era lo sguardo fisso sul Creatore. Ogni suo passo era una preghiera”…..Qui troviamo sintetizzata la grande e solida “teologia della vacanza”che nessun studio, nessun discorso potrà mai spiegare con altrettanta efficacia e profondità in quanto espressione di una vita veramente e integralmente vissuta nella certezza che “Cristo non ci strappa da noi stessi. Cristo non annulla nessuno di noi.”( Esercizi Spirituali ai giovani, 1962).