sabato 21 aprile 2012


Il  Poeta dell'Amore

A qualcuno potrebbe apparire strano che un sacerdote scriva una poesia il cui tema sia  una delusione d’amore. Eppure non bisogna dimenticare che questo sacerdote frequentava i giovani, con loro andava in vacanza; giovani che a lui confidavano, presumibilmente, i primi innamoramenti e, quindi, le prime delusioni. Era un sacerdote coinvolto con la vita, non ad essa superiore ed estraneo. Si deve aggiungere che, da giovane studente, aveva interpretato il ruolo dell’innamorato in drammi che raccontavano amori spesso tormentati. Di conseguenza anche il contenuto di questa poesia non è esito di osservazioni esterne o di riflessioni teoriche.
Nel componimento poetico che, per ragioni copyright,non possiamo pubblicare, viene ipotizzata la possibilità di un malessere legato all’amore, un malessere che si presenta secondo diversi livelli, da qui il paragone con la “ colonna di mercurio” . Bisogna notare come, fin dall’inizio, il poeta non escluda affatto che si possa stare male per amore, dimostrando così umanità, delicatezza, comprensione per l’animo umano. Non vi è, in sostanza, quell’atteggiamento tutto clericale che tende a guardare con sufficienza l’esperienza amorosa quando non è oggetto di disquisizioni filosofiche e teologiche, spesso non interessate alla semplice fase di un innamoramento adolescenziale. La vera  saggezza, quella dei santi,  impone però uno sguardo più “ grande”. Tutto ha un senso, tutto ha una sua “ grandezza”. Noi solitamente cerchiamo di minimizzare, o, peggio, di annoverare come dimensione  “ infantile”, insignificante, se non immatura  tutto ciò che provoca tristezza e amarezza nell’animo di una giovane donna innamorata.  Qui, lungi dal sottovalutare i sentimenti umani, viene aperta una diversa prospettiva: “ eppure bisogna in altro modo scoprirne la grandezza”. Che cosa impedisce la scoperta della “ grandezza”? E alla “ grandezza” di che cosa viene fatto riferimento? Lo stesso poeta sembra indicare la risposta. Vi è una grandezza anche nel dolore, nel sentimento deluso, è innegabile, ma la vera grandezza, o con altre parole, il vero senso può rendersi visibile solo in chi non pone se stesso quale fine e centro di tutto,come invece accade per la ragazza qui protagonista a cui il poeta si rivolge in modo diretto: ma tu troppo ti senti il perno su cui ruotano le tue vicende. L’uomo non è oggetto, è un soggetto che vive le proprie vicende, magari anche in modo intenso. Non vengono esclusi sentimenti,negate le possibili delusioni di una giovane innamorata e, neppure, si minimizza la reazione affettiva che può portare l’innamorato a concentrare tutto su di sé. Karol Wojtyla viveva con i giovani ed li conoscenza abbastanza bene per sapere che alcuni atteggiamenti sono propri soprattutto del temperamento giovanile, ma non solo. Non era un teorico o un illuso, era totalmente immerso nella vita concreta..quante volte il “ suoi giovani” si saranno confidati con lui? Quante volte avranno raccontato le loro “ vicende personali”, anche amorose, perché no?  Il punto è un altro. Non “ sentirsi troppo”, cioè dimenticare che un “ Altro” è il Centro, il Perno e, proprio grazie a questo “ Centro”, l’uomo può ritrovare senso e centralità nelle proprie vicende, anche quelle amorose.   La delusione d’amore della donna può trovare quindi “ consolazione” in Colui che “ neppure trova amore”, pur essendo Lui stesso AMORE. Non si guarda alla tristezza della giovane con disprezzo e severità, ma con l’amore di un padre che insegna a dare un senso a tutto, anche alla delusione amorosa. Non è poco!!
A che serve il cuore umano?  Si chiede il Poeta: poche domande sono altrettanto impegnative e decisive.
Il cosmo ha una sua temperatura che viene misurata grazie al termometro, appunto il mercurio a cui si fa riferimento nella poesia,  e così anche il cuore rappresenta in qualche modo “ la temperatura”dell’uomo, il suo stato, la sua “ pulsazione”. L’uomo, si potrebbe dire, è il “ peso specifico” del suo cuore, riprendendo un’altra espressione usata dal poeta in un suo dramma sull’amore umano. Quindi, ecco ancora il “ mercurio”, il “ termometro” che “ misura” l’” io”, la sua essenza, la sua consistenza, il suo cuore,la sua pienezza d’amore, “determinata  dalla Grazia”, cioè dalla partecipazione alla vita interiore di Dio stesso, alla sua santità” ( da: “ Catechesi sulla Teologia del corpo 1979 – 1984).