Il Poeta dell'Amore
A qualcuno
potrebbe apparire strano che un sacerdote scriva una poesia il cui tema sia una delusione d’amore. Eppure non bisogna
dimenticare che questo sacerdote frequentava i giovani, con loro andava in
vacanza; giovani che a lui confidavano, presumibilmente, i primi innamoramenti
e, quindi, le prime delusioni. Era un sacerdote coinvolto con la vita, non ad
essa superiore ed estraneo. Si deve aggiungere che, da giovane studente, aveva
interpretato il ruolo dell’innamorato in drammi che raccontavano amori spesso
tormentati. Di conseguenza anche il contenuto di questa poesia non è esito di
osservazioni esterne o di riflessioni teoriche.
Nel componimento
poetico che, per ragioni copyright,non possiamo pubblicare, viene ipotizzata
la possibilità di un malessere legato all’amore, un malessere che si presenta
secondo diversi livelli, da qui il paragone con la “ colonna di mercurio” .
Bisogna notare come, fin dall’inizio, il poeta non escluda affatto che si possa
stare male per amore, dimostrando così umanità, delicatezza, comprensione per
l’animo umano. Non vi è, in sostanza, quell’atteggiamento tutto clericale che
tende a guardare con sufficienza l’esperienza amorosa quando non è oggetto di
disquisizioni filosofiche e teologiche, spesso non interessate alla semplice
fase di un innamoramento adolescenziale. La vera saggezza, quella dei santi, impone però uno sguardo più “ grande”. Tutto
ha un senso, tutto ha una sua “ grandezza”. Noi solitamente cerchiamo di
minimizzare, o, peggio, di annoverare come dimensione “ infantile”, insignificante, se non immatura tutto ciò che provoca tristezza e amarezza
nell’animo di una giovane donna innamorata. Qui, lungi dal sottovalutare i sentimenti
umani, viene aperta una diversa prospettiva: “ eppure bisogna in altro modo
scoprirne la grandezza”. Che cosa impedisce la scoperta della “ grandezza”?
E alla “ grandezza” di che cosa viene fatto riferimento? Lo stesso poeta sembra
indicare la risposta. Vi è una grandezza anche nel dolore, nel sentimento
deluso, è innegabile, ma la vera grandezza, o con altre parole, il vero senso
può rendersi visibile solo in chi non pone se stesso quale fine e centro di
tutto,come invece accade per la ragazza qui protagonista a cui il poeta si
rivolge in modo diretto: ma tu troppo ti senti il perno su cui ruotano le
tue vicende. L’uomo non è oggetto, è un soggetto che vive le proprie
vicende, magari anche in modo intenso. Non vengono esclusi sentimenti,negate le
possibili delusioni di una giovane innamorata e, neppure, si minimizza la
reazione affettiva che può portare l’innamorato a concentrare tutto su di sé.
Karol Wojtyla viveva con i giovani ed li conoscenza abbastanza bene per sapere
che alcuni atteggiamenti sono propri soprattutto del temperamento giovanile, ma
non solo. Non era un teorico o un illuso, era totalmente immerso nella vita
concreta..quante volte il “ suoi giovani” si saranno confidati con lui? Quante
volte avranno raccontato le loro “ vicende personali”, anche amorose, perché
no? Il punto è un altro. Non “ sentirsi
troppo”, cioè dimenticare che un “ Altro” è il Centro, il Perno e, proprio
grazie a questo “ Centro”, l’uomo può ritrovare senso e centralità nelle
proprie vicende, anche quelle amorose. La delusione d’amore della donna può trovare quindi
“ consolazione” in Colui che “ neppure trova amore”, pur essendo Lui
stesso AMORE. Non si guarda alla tristezza della giovane con disprezzo e
severità, ma con l’amore di un padre che insegna a dare un senso a tutto, anche
alla delusione amorosa. Non è poco!!
A che serve il cuore umano? Si chiede
il Poeta: poche domande sono altrettanto impegnative e decisive.
Il cosmo ha una
sua temperatura che viene misurata grazie al termometro, appunto il mercurio
a cui si fa riferimento nella poesia, e
così anche il cuore rappresenta in qualche modo “ la temperatura”dell’uomo, il
suo stato, la sua “ pulsazione”. L’uomo, si potrebbe dire, è il “ peso
specifico” del suo cuore, riprendendo un’altra espressione usata dal poeta in
un suo dramma sull’amore umano. Quindi, ecco ancora il “ mercurio”, il “
termometro” che “ misura” l’” io”, la sua essenza, la sua consistenza, il suo cuore,la
sua pienezza d’amore, “determinata dalla
Grazia”, cioè dalla partecipazione alla vita interiore di Dio stesso, alla sua
santità” ( da: “ Catechesi sulla Teologia del corpo 1979 – 1984).