Il Papa e la Storia
Il Beato
Giovanni Paolo II ha compiuto ben cinque Pellegrinaggi in Messico, o forse è meglio dire sei.
Tutti, ovviamente, sono stati importanti,
anzi, potremmo dire, ricorrendo ad un aggettivo oggi fin troppo abusato,ma in
questo caso appropriato, “storici”.In un certo senso il primo e l’ultimo, però,
sono stati “ speciali” e la loro memoria rimarrà indelebile per moltissimo
tempo.
Wadowice,Viaggio in Polonia degli amicibrescianiGPII 26 Agosto 2010 |
Quando
nel 1979 il Papa decise di recarsi in Messico, molti, anche tra i suoi
collaboratori, manifestarono perplessità. Come
dar loro torto: non era certo ragionevole includere tra le mete dei
primi viaggi papali ( il primo per la
precisione) un Paese istituzionalmente ateo e ostile alla Chiesa. Il suo
pellegrinaggio non avrebbe avuto certo l’appoggio incondizionato dei membri del
Governo, tanto meno i media avrebbero
dato una copertura significativa all’evento. Allora non c’era internet e il Vaticano non
aveva neppure una sua televsione…E gli
Angelus del Papa non andavano su twitter, anzi, neppure in TV. Né era scontata
la partecipazione popolare: pur essendo il Messico un paese tradizionalmente cattolica, vi era l’incertezza circa il peso del
condizionamento politico sul popolo dei fedeli. Il Messico, è bene ricordare,
allora aveva una Cosituzione atea secondo la quale i sacerdoti non potevano
indossare in pubblico l’abito talare. Ma Giovanni Paolo II non era certo un Papa che si faceva
intimorire da simili difficoltà…Lui che in Polonia celebrava la Messa di Natale
all’aperto sfidando il regime. La sua fiducia in Dio è sempre stata illimitata
e questo lo portava, come si usa dire, a “lanciare il cuore oltre l’ostacolo”.
Sappiamo tutti come andò il viaggio, ormai è Storia: una folla immensa, milioni
e milioni di messicani hanno invaso le strade, le piazze, rendendo visibile la
prima dimostrazione di un amore che neppure la morte riuscirà a scalfire.
2002:
ultimo viaggio da vivo. Non volle mancare alla Beatificazione di un giovane
Indios.
Al
termine della GMG di Toronto, invece di tornare a Roma, andò in Guatemala e
poi, appunto, a Città del Messico. Durante la Celebrazione Eucaristica presso
il Santuario di Guadalupe, le
telecamere, impietose, riprendevano l’immagine di uomo letteralmente “ piegato
in due” che, a stento e con immensa fatica, pronunciava la formula prevista.
Impressionante!! E, come nel lontano
1979, una folla incontenibile abbracciava, forse con ancor maggior forza e
intensità, il “ suo” Papa, quel Papa che
non aveva esitato a mettere in gioco la sua stessa vita, incurante della
salute, della malattia ormai in fase avanzata.
Che dire
poi dell’”ultimo” pellegrinaggio? Alcuni mesi fa, nuovamente milioni e milioni
di persone hanno riempito le vie, le Chiese; i Messicani hanno così manifestato,
come solo sanno fare loro, tutto il loro amore per quell’uomo del quale parlano
ancora usando il presente. Donne, uomini, giovani, vecchi, bambini,
professionisti e contadini, nessuno ha
voluto rinunciare: tutti hanno voluto pregare davanti alla sua reliquia,
dimostrando una devozione, forse obsoleta per noi occidentali, ma vera, pura,
profonda nella sua semplicità. Le
lacrime agli occhi erano la prova tangibile di un rapporto che niente e nessuno
potrà mai indebolire.
Un
discorso a parte merita la storica, questa sì, visita a Cuba. Allora, scetticismo, obiezioni,
distinguo hanno accompagnato la
preparazione del viaggio. Che cosa ci andava a fare il Papa nel Paese
roccaforte del comunismo, nel Paese in cui Fidel Castro, nemico dell’occidente,
era al potere? Per alcuni era persino impensabile l’incontro tra il leader cubano e il Pontefice della Chiesa
cattolica. Anche in questo caso, lo sguardo di Giovanni Paolo II non solo si è
rivelato lungimirante, ma anche profetico, aperto allo Spirito il cui soffio
molti non volevano riconoscere. E’ Storia quello che poi accadde….ancora una
volta il Papa aveva aperto una strada, anzi, aveva spalancato porte, aveva
costruito ponti che altri, poi, avrebbero continuato ad attraversare.