giovedì 29 marzo 2012


Quel mattino di Primavera…

Il 30 Marzo 2005, per l’ultima volta, Giovanni Paolo II si è affacciato alla finestra del suo studio.
A distanza di sette anni, quei pochi minuti, ancora scolpiti nella mente e nel cuore di moltissime persone, costituiscono una delle più belle catechesi che mai siano state “ scritte”e pronunciate. E’ stata la più eloquente Udienza che un Papa avrebbe potuto concedere.
 In un certo senso, il Vicario di Cristo, privato di tutto, privato del suo stesso corpo, umiliato, mortificato,  guardato dai “suoi” con disagio e, forse, con disappunto, ha reso palpabile l’Essenza del Mistero di un Dio fatto uomo che salva l’umanità, non attraverso i trionfi terreni, ma attraverso il suo martoriato corpo, reso impotente,  reso tumefatto dai chiodi della Croce.
“ La Bellezza salverà il mondo”, così scriveva Dostoevskij, così ripeteva Giovanni Paolo II.  Ma questa bellezza non si identifica con la sapienza dei dotti, con le capacità intellettuali ed esegetiche, con il successo degli atti e dei programmi; non si identifica neppure con la precisione o con l’acume di governo, neppure con la sapienza liturgica. La Bellezza di cui parlava il grande scrittore Russo si identifica, invece, con il nostro “ stare” accanto a Gesù nel Getsemani, nel continuare,liberati da timori e paure, a vegliare insieme a Lui.
 E il beato Giovanni Paolo II ha “ vegliato” insieme al Suo Signore, a tal punto non Lo ha abbandonato nell’Orto degli Ulivi che il suo corpo, divenuto negli anni una sorta di “prigione”, secondo la felice definizione del sempre compianto Vaticanista Giuseppe de Carli, in quel Mercoledì di Marzo, vibrava di una luce possente e intensa, di una bellezza ineffabile e difficilmente comprensibili secondo categorie puramente dottrinali e intellettuali.

Santuario Kalwaria, Viaggio in Polonia amicibrescianiGPII
Giovanni Paolo II ha cambiato il mondo, ha fatto veramente la Storia, ha inanellato sconfitte e fallimenti e forse non ha neppure ben spiegato i contenuti della fede, ma tutto questo è ben poca cosa se paragonato al sublime sguardo di un Papa che, in una mattina di inizio Primavera, due giorni prima di morire, ha offerto se stesso in un atto di oblazione totale “ completando nella sua carme i patimenti di Cristo”, e quindi, cooperando anche alla nostra Salvezza, anche alla mia!!! C’è qualcosa di inaudito e sconvolgente in tutto questo, qualcosa che rompe le categorie del nostro pensiero, sicuro solo se racchiuso dentro schemi rassicuranti.
In questi giorni invitiamo a rileggere quanto scritto nel 2003 da Padre Tadeusz Styczen, discepolo e amico del Grande Papa: “ Penso che il Santo Padre ci sfidi con la forza del suo spirito, nonostante la fragilità del corpo. Attraverso la debolezza del suo corpo si irraggia, infatti, Colui al quale permette in sé e per suo mezzo di parlare, Colui che lo riempie della propria Forza..In modo chiaro mostra a noi, attraverso il suo fragile corpo, Colui accanto al quale vuole rimanere nel Getsemani, per consolare, insieme a quanti soffrono, Dio a nome di tutti noi. Vuole rendere possibile l’impossibile: cogliere per noi tutti l’occasione perduta dai primi rappresentanti della Chiesa, fra essi Pietro. Liberato dalla paura di fronte a chiunque, per amore a Cristo, ed a ciascuno di noi in Cristo, porta Questi all’uomo
Siamo stati in grado allora di capire e comprendere il miracolo che si compiva davanti a noi occhi? Lo hanno capito e compreso i sommi sapienti e teologici? Lo hanno compreso le intellighenzie cattoliche?
Una cosa è certa: lo hanno compreso i piccoli, i sofferenti, i semplici e i peccatori!!