lunedì 19 marzo 2012


S. Giuseppe e...la paternità del Beato Giovanni Paolo II

Oggi, 19 Marzo festeggiamo S. Giuseppe, una figura particolarmente cara al Beato Giovanni Paolo II che, nello sposo di Maria, riconosceva il modello di paternità vissuto dentro il Mistero divino. A S. Giuseppe il Papa ha dedicato nel 1989 una “ Esortazione Apostolica”, segno della sua grande venerazione.
Per Giovanni Paolo, Giuseppe è l’uomo che, con il suo “ fiat” ha vissuto una beatitudine simile a quella della sua sposa. Egli infatti, con tutta la sua umanità, non è indietreggiato di fonte all’insondabile Mistero che, come un vento impetuoso, stava travolgendo la sua esistenza…Anzi, scrive il Papa “ Egli prese Maria in tutto il suo mistero della sua maternità” condividendone, in un certo senso, lo stesso contenuto dell’Annunciazione.
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Giuseppe fu veramente padre di Gesù e, proprio per questo, si può affermare che la salvezza, come ci suggerisce sempre il Papa, passò anche attraverso la vita quotidiana fatta di piccoli gesti, di condivisioni ,di dialoghi  tra un padre e un figlio, un padre che, aderendo al compito affidato da Dio, ha protetto, nutrito, “ educato” Gesù facendosi, appunto “ Redemptoris Custos”.
Giuseppe, ci suggerisce il Papa, fu uomo totalmente immerso nel Mistero che ogni giorno contemplava nel volto del Figlio, così come faceva Maria. Ed il silenzio unisce i genitori di Gesù, il silenzio contemplativo di chi è in ginocchio di fronte alla sorgente dell’Amore, di fronte al Tutto, anche se incomprensibile e insondabile. Giuseppe, uomo di preghiera, uomo delle vertiginose profondità interiori, uomo dell’azione che si faceva ogni istante preghiera.
Si può comprendere quanto decisiva fosse per Giovanni Paolo II la figura di S. Giuseppe leggendo anche alcune pagine del libro “ Alzatevi, Andiamo”, la cui lettura, oggi, sarebbe veramente utile per moltissimi sacerdoti e vescovi. Ebbene, il Papa, non solo ci dice che lo stesso Gesù “ha sperimentato la paternità di Dio stesso attraverso il suo rapporto di figliolanza”, ma chiarisce come la paternità di Giuseppe sia stata una continua “scoperta della propria vocazione a essere padre” , possibile grazie alla vita condivisa con il Figlio. Giovanni Paolo II  viveva il suo ministero, la sua vocazione come “realizzazione della stessa paternità” . ( “ Alzatevi, Andiamo”, pag. 108). Egli stesso, in un certo senso, aveva imparato questa speciale paternità alla scuola di suo padre, un uomo che,dopo la morte della moglie e del primogenito,  non si è lasciato vincere dallo sconforto, ma ha donato tutto se stesso, tutto il suo amore di padre al figlio più piccolo, dedicandosi totalmente alla sua educazione, alla sua crescita morale, spirituale e culturale. Come ricordava talvolta il Papa, tutto questo avveniva nel silenzio, nella discrezione di un’esistenza tutta radicata nella preghiera. ( cfr “ Dono e Mistero”)
Quando Giovanni Paolo II citava l’episodio del padre inginocchiato di notte, in fondo voleva proprio dire questo: un padre è tale se vive un rapporto di figliolanza con Dio, se si inginocchia davanti alla Paternità amorosa di Dio in una vita interiore profonda e continua. 
In una società che, secondo alcuni studi, è “ senza padri” , per molti San Giuseppe può rappresentare il modello di santità da seguire, testimoniato dal sublime esempio di  Giovanni Paolo II e di suo padre Karol!!