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Il Messico e la Nuova Evangelizzazione
“ Dobbiamo confessare Cristo
davanti alla storia e al mondo, con convinzione profonda, sentita, viva, come
la confessa Pietro”. ..Da questa fede in Cristo troviamo la capacità di servire
l’uomo, i nostri popoli, di penetrare con il Vangelo la loro cultura, di
trasformare i cuori, di umanizzare sistemi e strutture.” Queste parole non sono
state pronunciate qualche giorno fa, ma ben trentatré anni fa, non in Italia,
bensì in Messico davanti all’Episcopato riunito a Puebla.
Quanto affermato dal Papa riemerge
oggi in tutta la sua straordinaria attualità. In fondo, se riflettiamo con
onestà intellettuale, qualità oggi rara, qui, in una magistrale sintesi, è indicato il programma
della Chiesa per il XXI secolo, il programma di sempre.
L’intervento del Beato
Giovanni Paolo II assume, in un certo senso, un valore ancora più profetico se teniamo
presente il contesto in cui è avvenuto. Che un Papa, in piena Guerra Fredda,
attraversasse l’Oceano e, in uno Stato Istituzionalmente ateo, dichiarasse con
chiarezza inequivocabile che solo in Cristo è possibile realizzare l’autentico
umanesimo, ha in sé qualcosa di straordinario, di nuovo e antico nello stesso
tempo, ha in sé la voce dei “Profeti” che, senza molto “filosofeggiare”, sanno
leggere dentro la Storia la Presenza di
Dio. Così come oggi appare di
eccezionale vigore profetico l’analisi ,lucidissima, proposta da Giovanni Paolo
II il quale, senza alcun timore, ma con quel coraggio mistico che lo
caratterizzava, non esitava ad attribuire all’Umanesimo ateo, “ paradosso inesorabile”, la ragione ultima
del dramma dell’uomo “ amputato di una
dimensione essenziale: la sua ricerca dell’Infinito” e così” posto di fronte
alla peggiore riduzione del suo medesimo
essere”.
Un consiglio: rileggiamo il
Discorso di Puebla ( 28 Gennaio 1979) per aprirci al Nuovo Umanesimo Cristiano,
lo rileggano soprattutto i Vaticanisti per non incorrere in sbavature non degne
del loro mestiere!!
In fondo, la Nuova
Evangelizzazione non inizierà nel prossimo Ottobre, bensì è iniziata trentatré
anni fa, in un lontano Paese dell’America Latina, grazie ad un Papa la cui
audacia mistica rivelava il suo essere profondamente e totalmente in Dio e con Dio ….Forse però, come accade per
i veri profeti, noi, uomini distratti, non gli abbiamo creduto; forse non aveva
l’imprimatur del professore di teologia, forse il suo sguardo, troppo assorto
nel Mistero, richiedeva da parte nostro uno slancio superiore alle nostre
forze, uno slancio capace di coinvolgere la nostra intera esistenza, non solo
la nostra mente, la nostra ragione. Il suo " modo" così sfacciatamente umano e, nello stesso tempo, santo, ci sconvolgeva, ci confondeva, ci frastornava. Abbiamo preferito lasciar perdere!!!
Sempre di più appare invece evidente
che, nel Beato Giovanni Paolo II, si ricompone la grande sfida di sempre: nelle
sue parole, nella sua vita, nelle sue opere infatti comprendiamo come “La fede e la ragione sono le due ali con le quali lo spirito umano
s'innalza verso la contemplazione della verità”.