sabato 10 marzo 2012


Il Papa del “ Genio della donna”

Giovedì 8 Marzo un gruppo di donne ha voluto iniziare l’avventura di questi blog e sempre Giovedì abbiamo festeggiato la Festa della donna e il  pensiero di alcuni è andato alla bellissima “ Lettera alle donne”, un inno d’amore e gratitudine  che poteva essere ispirata solo dal cuore di un Papa come Giovanni Paolo II.  Pur non assegnando alla donna ruoli importantissimi all’interno della Chiesa, Giovanni Paolo II ne ha esaltato la dignità e intelligenza nel modo forse più  autentico, dimostrando di credere  veramente in quella genialità femminile che molti proclamano, ma pochi riconoscono fattivamente.
Un esempio su tutti: la nota amicizia tra il Papa e la dott.ssa Wanda Poltwaska.
Chi legge le pagine del volume  “Diario di un’amicizia”, si imbatte in un rapporto fondato su una stima profonda, priva di pregiudizi e chiusure, stima che si concretizzava in un dialogo aperto, schietto, sincero, capace di valorizzare l’altro in un arricchimento reciproco. In sintesi, Karol Wojtyla, il Papa Giovanni Paolo II si fidava della sua amica, si fidava della sua intelligenza, si fidava della sua umanità. “Quello che hai scritto aiuterà anche me a vivere quel giorno nel quale il Signore Dio mi ha dato una grazia così grande”. Così scriveva il card. Wojtyla alla dott.ssa Poltawska.
A lei si rivolgeva con parole piene di rispetto e affetto. Certo, Giovanni Paolo II non ha inserito una donna nella Redazione dell’Osservatore Romano, ma insieme ad una donna ha maturato una delle più rivoluzionari visioni teologici sull’amore umano e divino.
 Quando al noto filosofo A. Frossard, Giovanni Paolo II un giorno  rivelò di aver imparato molto dai suoi giovani amici durante le famose “ gite”, egli manifestò così  la gratitudine anche nei confronti di quelle giovani donne che lo avevano aiutato a scoprire l’”io” femminile, contribuendo così allo sviluppo del pensiero  di un grande  Pastore, Filosofo e Teologo.
Si consideri poi un altro aspetto, solo apparentemente marginale. In moltissime occasioni il Papa ha incontrato donne diverse tra loro per età, nazionalità, condizione sociale ed etica. Sempre il suo sguardo è stato accogliente, rispettoso, mai austero o, peggio, distaccato. La bambina poliomielitica che accompagna il Papa sul Palco, dopo essere sfuggita al controllo della madre, o la bambina di una favelas brasiliana con la maglietta inzuppata d’acqua che, in lacrime, viene accolta tra le braccia di Giovanni Paolo II, o la carezza ad una giovane donna affetta da AIDS sono solo alcuni esempi di un modo rivoluzionario, e non ancor accettato ampiamente, di incontrare la donna…lontano anni luce da certe reticenze, da certe presunte sobrietà  e stili forse fin troppo controllati che si nascondo dietro l’alibi di un non precisato pericolo di “ mediacità”.
Ma c’è un altro episodio illuminate. Nel corso della Veglia del Giubileo del 2000 una ragazze sfugge alla sorveglianza e, dopo una corsa impressionante, si ritrova tra le braccia del Papa che non la respinge, ma ascolta con spirito paterno.
Giovanni Paolo II ha così insegnato a rispettare  e valorizzare ogni donna, qualunque sia la sua posizione e il contesto in cui vive ed opera. Ha insegnato a dialogare con lei, ad entrare in rapporto con lei senza paure o ipocrisie..ma in fondo, come disse una volta il suo grande amico prof. Grygel, egli era un uomo libero, non costretto dentro cerimoniali o congetture accademiche.  Egli era convinto che non si può parlare all’uomo, quindi alla donna, creando distanze, anche fisiche: una carezza, un abbraccio, l’ascolto non sono una questione di stile pastorale,sono sostanza. Il resto è e rimarrà solo un alibi.
Un’ultima considerazione.
Si leggano  le poesie di Karol Wojtyla e si scoprirà non solo un grande teologo, ma un uomo in grado di” leggere” l’animo femminile con una tale delicatezza, con un tale rispetto da suscitare stupore. La madre di Gesù, la Samaritana, la  Veronica vengono restituite a noi con tutta la loro intensità umana e spirituale, loro che sono state inondate  dal Mistero illuminante e vivificante, talmente potente da plasmare l’intera loro esistenza. Sotto i nostri occhi rivivono  e, con il loro vissuto, parlano ancora all’umanità intera XXI secolo.  Un teologo non sarebbe stato in grado di “ far vivere” queste donne con la stessa forza e con la stessa vertiginosa umanità.
Ecco allora che la stupefacente “ Lettera alle donne” si rivela l’espressione di un cuore e di un’intelligenza immensi, l’espressione di una testimonianza di cui oggi la Chiesa ha un urgente bisogno.