domenica 25 marzo 2012


V Domenica di Quaresima



“In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna”…
In questo passo del Vangelo, come disse un giorno il Beato Giovanni Paolo II, Gesù parla del Mistero della Pasqua. Le Sue parole non sono immediatamente comprensibili né ai Suoi diretti interlocutori né a noi, uomini del XXI secolo. In realtà, ci suggerisce il Papa, Gesù indicava l’imperscrutabile dono d’Amore di Dio, Che, nel Sacrificio del Figlio, redime l’uomo restituendogli la Pienezza e, con essa, la definitiva dignità. 
Il dono d’amore è la Croce, definita dal Cardinale Wojtyla  “ la meravigliosa espressione della sapienza e della potenza di Dio”( 1975). L’uomo non è escluso da una simile potenza e da una tale sapienza, anzi ne può divenire  partecipe  qualora accetti di andare “incontro alla croce con fede”.
 Chiediamoci che cosa significhi “ andare incontro”. Significa seguire Cristo con la “ nostra croce”, con la nostra fatica, con le nostre difficoltà con le nostre delusioni, anche con i nostri turbamenti, come ci ricorda il Vangelo di oggi, nella certezza di diventare così  “partecipi della sofferenza redentiva di Cristo. (Salvifici Doloris).  Dobbiamo morire a noi stessi, ci viene spesso ripetuto e, forse, non ne comprendiamo appieno il significato o proviamo un senso di disagio che percorre soprattutto l’uomo moderno così impegnato a “fare dell’amore per se stesso il criterio supremo dell’esistenza” ( Colosseo 7 Maggio 2000).
I martiri, ci ripeteva il “ nostro” Papa sono il segno più tangibile della gloria, della vera gloria di manzoniana memoria; sono coloro che, rendendo testimonianza all’Amore, hanno amato il destino dell’umanità.
 I Martiri riscattano le nostre grigie esistenze, ci indicano il senso vero del nostro nascere, vivere, morire; ci indicano Colui che, non solo ci ama, ma fa della nostra vita un Capolavoro.
Nei periodo legato all’ultima stazione del suo lungo “calvario”, il Beato Giovanni Paolo II ha reso visibile, oseremmo dire, carnale, la pagina del Vangelo di oggi .Fino all’ultimo egli non si è risparmiato: incurante dei consigli dei medici, incurante del buco nella gola, ha reso testimonianza a Dio, ha insegnato a noi che cosa significhi  che “Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna...