V Domenica di Quaresima
“In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra,
non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la
propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la
conserverà per la vita eterna”…
In questo passo del Vangelo, come disse un giorno il Beato Giovanni Paolo
II, Gesù parla del Mistero della Pasqua. Le Sue parole non sono immediatamente
comprensibili né ai Suoi diretti interlocutori né a noi, uomini del XXI secolo.
In realtà, ci suggerisce il Papa, Gesù indicava l’imperscrutabile dono d’Amore
di Dio, Che, nel Sacrificio del Figlio, redime l’uomo restituendogli la
Pienezza e, con essa, la definitiva dignità.
Il dono d’amore è la Croce, definita dal Cardinale Wojtyla “ la
meravigliosa espressione della sapienza e della potenza di Dio”( 1975). L’uomo
non è escluso da una simile potenza e da una tale sapienza, anzi ne può
divenire partecipe qualora accetti di
andare “incontro alla croce con fede”.
Chiediamoci che cosa significhi “ andare incontro”. Significa seguire
Cristo con la “ nostra croce”, con la nostra fatica, con le nostre difficoltà
con le nostre delusioni, anche con i nostri turbamenti, come ci ricorda il
Vangelo di oggi, nella certezza di diventare così “partecipi della
sofferenza redentiva di Cristo. (Salvifici Doloris). Dobbiamo
morire a noi stessi, ci viene spesso ripetuto e, forse, non ne comprendiamo
appieno il significato o proviamo un senso di disagio che percorre soprattutto
l’uomo moderno così impegnato a “fare dell’amore per se stesso il criterio
supremo dell’esistenza” ( Colosseo 7 Maggio 2000).
I martiri, ci ripeteva il “
nostro” Papa sono il segno più tangibile della gloria, della vera gloria di
manzoniana memoria; sono coloro che, rendendo testimonianza all’Amore, hanno amato
il destino dell’umanità.
I Martiri riscattano le nostre grigie esistenze, ci indicano il senso
vero del nostro nascere, vivere, morire; ci indicano Colui che, non solo ci
ama, ma fa della nostra vita un Capolavoro.
Nei periodo legato all’ultima stazione del suo lungo “calvario”, il Beato
Giovanni Paolo II ha reso visibile, oseremmo dire, carnale, la pagina del
Vangelo di oggi .Fino all’ultimo egli non si è risparmiato: incurante dei
consigli dei medici, incurante del buco nella gola, ha reso testimonianza a
Dio, ha insegnato a noi che cosa significhi che “Chi ama la
propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la
conserverà per la vita eterna...